venerdì 29 agosto 2014

Ishkur/Adad

Dimora Paradiso
Simbolo Folgore, Toro, Leone-Drago
Consorte Shala
Genitori Nanna/Sin e Ningal o di An e Ki
Fratelli Utu/Shamash, Inanna
Bambini Gibil/Gerra e altri 4 figli
Funzioni Dio guerriero, Dio della tempesta, Dio degli oracoli e della divinazione(Insieme a Shamash).
Numero Sacro 6 (Fonte insicura)


Adad in accadico e Ishkur in sumerico e Hadad in aramaico sono i nomi del Dio della pioggia, dei temporali, delle tempeste, degli uragani e dei tuoni del pantheon Babilonese-Assiro. Il suo nome si scriveva in sumero d.IM, era il patrono di Karkara. La divinità accadica è imparentata nel nome e nelle funzioni con il dio nord-occidentale semitico Hadad.
In accadico, Adad è anche conosciuto come Ramman ("Tuonante") coniato in aramaico - Rimmon era un appellativo Dio aramaico Hadad.
Ramman era precedentemente erroneamente preso da molti studiosi come un Dio babilonese indipendente in seguito identificato con il Dio Hadad del popolo Amorreo.

Il sumero Ishkur appare nell'elenco degli dèi trovati a Fara, ma era assai meno importante del suo "successore di lingua" il Dio Adad,  probabilmente, in parte, perché le tempeste e le piogge sono scarse nel sud della Babilonia e l'agricoltura invece dipende dalle irrigazioni.
Inoltre, gli dèi Enlil e Ninurta avevano anche funzioni di Dei della tempesta che diminuiscono il carattere distintivo di Ishkur. A volte appare come assistente o accompagnatore di uno o dell'altro.

Quando Enki distribuì i destini, fece in modo che Ishkur fosse ispettore del cosmo. In una litania (preghiera) Ishkur è proclamato ancora e ancora come "grande toro raggiante, il tuo nome è il cielo" e chiamato anche figlio di An, signore di Karkara; fratello gemello di Enki, signore dell'abbondanza, signore che cavalca la tempesta, leone del cielo.

In altri testi Adad / Ishkur a volte è figlio del dio della luna Nanna / Sin da Ningal oppure figlio di An e di Ninhursag (Ki) e fratello di Utu / Shamash e Inanna / Ishtar. Egli è anche occasionalmente figlio di Enlil.

Adad / Ishkur era consorte (sia nei prima testi sumeri che poi in quelli degli accadi) di Shala, una del grano, che è talvolta associata al Dio Dagan. Lei fu chiamata anche Gubarra nei primi testi. Il Dio del fuoco Gibil (Gerra in accadico) è delle volte figlio di Ishkur e Shala.

L'animale Speciale di Ishkur / Adad è il toro. Egli è naturalente identificato come il Dio delle tempeste Teshub dell'Anatolia (regione geografica dell'Asia sudoccidentale). Adad / Ishkur è anche idenditficato come il dio Amurru, Dio degli Amorrei (antica popolazione di nomadi semitici occidentali, che abitavano da pastori le steppe e che si imposero progressivamente, a partire dalla fine del III millennio a.C., in Levante e successivamente in Mesopotamia. Fondarono Babilonia.).

Il centro del culto Babilonese di Ishkur era Karkara nel sud, il suo principale tempio nasce a E.Karkara, la sua sposa Shala era venerata in un tempio chiamato E.Durku. ma tra gli assiri il suo culto era particolarmente sviluppato per il suo aspetto guerriero. Nel regno di Tiglath-Pileser, Adad ha due templi in Assur che condivise con Anu. Adad è spesso associato con Anu nelle invocazioni. Il nome Adad e le varie forme alternative e soprannomi (Dadu, Bir, Dadda) si trovano spesso nei nomi dei re assiri.

Adad / Ishkur presenta due aspetti negli inni, incantesimi, e iscrizioni votive.  Da un lato egli è il dio che, portando la pioggia a suo tempo, fa sì che la terra diventi fertile, e, d'altra parte, le tempeste che egli manda portano scompiglio e distruzione. Egli è raffigurato sui monumenti e sui sigilli cilindrici (a volte con un elmo cornuto) con saette e ascia/forchette (a volte sotto forma di una lancia), e negli inni l'aspetto oscuro del Dio è predominante. La sua associazione con il dio del sole, Shamash, grazie alla combinazione naturale delle due divinità che si alternano nel controllo della natura, conduce esso ad avere alcuni tratti di una divinità solare. E' venerato anche come dio guerriero. "Egli distrugge la terra ribelle veloce come il vento".

Shamash e Adad divennero in combinazione gli dèi di oracoli e di divinazione in generale. Se il volere degli Dei viene determinato attraverso l'ispezione del fegato dell'animale sacrificale, osservando l'azione di bolle di olio in una bacinella d'acqua o attraverso l'osservazione dei movimenti dei corpi celesti, sono Shamash e Adad che nel rituale, connesso alla divinazione, sono sempre invocati. Allo stesso modo negli annali (documenti d'archivio che narrano succintamente i maggiori eventi storici e le catastrofi naturali più rilevanti che coinvolgono un popolo) e nelle iscrizioni votive dei re, quando gli oracoli si riferisco a Shamash e Adad, sono sempre chiamati come gli dèi affrontati, e la loro denominazione comune in questi casi è "bele biri" ("signori della divinazione").


Fonti
http://www.mesopotamia.co.uk/gods/explore/exp_set.html
http://oracc.museum.upenn.edu/amgg/listofdeities/ikur/
http://en.wikipedia.org/wiki/Adad

Inanna/Ishtar

Nome Regina del cielo
Dimora Paradiso
Simbolo Cielo, nuvole, guerra, nascita, pelle, stella a 8 punte, rosetta
Consorte Dumuzi (condannato a morte)
Amante Zababa
Genitori Sin e Ningal e/o An e/o Enki
Fratelli Utu/Shamash, Ishkur/Adad e Ereshkigal
Bambini Lulal e Shara
Funzioni Dea della guerra, dell'amore sessuale, della fertilità, dell'agricoltura, della caccia, dell'abbondanza, delle arti, della conoscenza, delle pioggie gentili e assassine, patrona delle emozioni, dea caotica,
Lei è Giovane, dinamica, libera, sensuale, fiera
Numero sacro 15
Pianeta Venere
Segno Zodiacale Pesci

Giusto per chiarire, Inanna (sumera) è la stessa dea che si faceva chiamare: Ishtar(accadico), Astarte, Tiamat, Astaroth, Nana, Thot.

Fatevene una ragione è così. Diversi luoghi, diverse culture, implicano (a causa della lingua) diversi nomi, ma sono sempre la stessa e unica entità.

Ishtar/Inanna è una delle principali Dee del Pantheon babilonese. Essa racchiude in sé molti ruoli. É dea dell'amore (ma non del matrimonio. Lei è collegata con il sesso extraconiugale, agli affari sensuali, alla ricerca del sesso nelle locande) della fertilità, dell'agricoltura, della guerra ("Lei suscita confusione e caos nei confronti di coloro che sono disobbedienti a lei, accelerando carneficina e incitando la devastante alluvione, vestita una di splendore terribile. E' il suo gioco per velocizzare il conflitto e la battaglia, instancabile, con reggette sui suoi sandali "). La battaglia è a volte chiamata "Danza di Inanna". Lei conosce i segreti del cosmo e li rivela, sa anche infondere arti e conoscenza a chi glieli chiede, in dono. E' stata anche associata alle piogge e ai temporali.

Patrona di tutte le emozioni quali amore, gelosia, gioia, dolore, timidezza ed esibizionismo, fino alla passione, l’ambizione e la generosità, Inanna fu eternamente giovane, dinamica, fiera, sensuale e libera. Una variante del suo nome è Ninnanna, che significa regina del cielo. E’ anche chiamata Ninsianna quale personificazione del pianeta Venere. Viene descritta come una dea riccamente abbigliata o completamente nuda.
Suoi importanti santuari si trovavano a Uruk, Zabala e in Babilonia.
Non fu mai accasata, nè dominata da alcuno, magnetica quanto indipendente. Sempre in movimento, alla ricerca della sua casa, del suo potere. Regina del cielo, dea delle piogge gentili e dei terribili acquazzoni, dea del mattino e stella della sera, regina della terra e della sua fertilità, ma anche dea della guerra e dell’amore sessuale. Più estroversa persino di Afrodite, era una dea molto attiva. Molti furono i nomi attraverso cui il suo culto si diffuse trasformandosi (Ishtar, Iside, Neith, Meti, Astarte, Cibele, Afrodite, Brigit), tuttavia tutte le dee che vennero dopo di lei vengono descritte come molto meno potenti di quanto lo fosse Inanna.
Essa racchiude le dee, ma è la dea. É la massima rappresentazione divina, in quanto entità ermafrodita.
Istaru, infatti, significa proprio Dea.

E' mostrata come una donna in piedi su due leoni (simbolo di potere), generalmente in possesso di diverse armi. Il Simbolo di Inanna è una stella a otto punte o una rosetta. Ishtar è la stella del mattino e della sera. E infatti Ishtar è associata al pianete Venere che al tempo era considerato come due stelle. Ci sono inni a Inanna come la manifestazione astrale. Si pensa anche che in molti miti su Inanna, tra cui Discesa di Inanna agli Inferi e Inanna e Shukaletuda, i suoi movimenti corrispondono con i movimenti di Venere nel cielo. Inoltre, a causa della sua posizione così vicino alla Terra, Venere non è visibile in tutta la cupola del cielo, come la maggior parte dei corpi celesti sono; perché la sua vicinanza al sole rende invisibile durante il giorno. Invece, Venere è visibile solo quando sorge in Oriente prima del sorgere del sole, o quando tramonta in Occidente dopo il tramonto. Poiché i movimenti di Venere sembrano essere discontinuii (scompare a causa della sua vicinanza al sole per molti giorni per poi riappare all'altro orizzonte), alcune culture non hanno riconosciuto Venere come singola entità, ma piuttosto hanno considerato il pianeta come due stelle separate su ogni orizzonte come la stella della mattina e della sera. La Mesopotamia, tuttavia, molto probabilmente ha capito che il pianeta fosse un'unica entità. Un sigillo cilindrico del periodo Jemdet Nasr esprime la consapevolezza che le stelle della mattina e della sera erano la stessa entità celeste. I movimenti discontinui di Venere riguardano sia la mitologia così come la duplice natura di Inanna. Inanna è lagata a Venere nel principio di connessione, ma questo avendo una duplice natura può sembrare imprevedibile. Tuttavia, sia come dea dell'amore e della guerra, con entrambe le qualità maschili e femminili, Inanna è pronta a rispondere, e, occasionalmente, risponde con scatti d'ira. Nella letteratura mesopotamica prende questo ulteriore passo avanti, spiegando movimenti fisici di Inanna, nella mitologia, corrispondenti ai movimenti astronomici di Venere nel cielo.

Inanna è stato associato con il pesce orientale dell'ultima delle costellazioni zodiacali, Pesci. Il suo consorte Dumuzi è stato associato con la contigua prima costellazione, Ariete.

La bipolarità della Dea: due sorelle 
Inanna ha una sorella: Ereshkigal. E’ la sua ombra, il suo complemento: insieme le due dee formano il disegno bipolare della totalità del femminile archetipico, l’unità madre-figlia della grande Dea. Tale disegno è analogo alle peregrinazioni della stella Inanna, sopra e sotto l’orizzonte. La faccia illuminata e la faccia buia della luna.
Entrambe le immagini delle dee rappresentano fasi di un tutto, che va visto e onorato.
Enkiddu e Dumuzi (sumero)

Ella fa parte del clan degli Dei Enliliti in contrapposizione agli Dei del clan di Enki fratellastro e rivale di Enlil.
In origine la bella regina del cielo aveva due corteggiatori, Enkiddu, che coltivava i campi e Dumuzi che pascolava le greggi. Entrambi le avevano portato i loro doni, entrambi le avevano rivolto parole dolci. Suo fratello teneva per il contadino ma la soffice lana portata da Dumuzi conquistò il cuore di Inanna. Così Dumuzi divenne il favorito della dea secondo un racconto che ricorda quello di caino e abele, in cui probabilmente riecheggia una disputa comune ai tempi in cui la nuova scienza dell’agricoltura guadagnava terreno rispetto alla cultura nomade dei pastori.
Il mito racconta che Inanna stava per sposare Dumuzi, Figlio di Enki, tentando così una storica riappacificazione tra i discendenti dei due clan.
Ma temendo per il proprio predominio, il fratello maggiore di Dumuzi si oppose a ciò, facendo sì che Dumuzi, impaurito per un imminente rapimento ordito da quello, fuggisse e morisse sfracellandosi mentre cadeva da una rupe in prossimità di grandi cascate. Inanna furente per la perdita del suo promesso sposo istigò tutto il clan enlilita scatenando guerre tra gli dei che coinvolgevano gli uomini, causando gravi lutti e immani genocidi fra essi.
Bellissime sono le poesie d'amore scritte da Inanna e rivolte al proprio amore e promesso sposo Dumuzi. Dopo la perdita del suo innamorato divenne una seduttrice di uomini e di Dei: nella saga di Gilgamesh, questi rifiuta le sue profferte di sesso, rinfacciandole che nessun uomo è rimasto vivo fino all'indomani mattina, dopo avere giaciuto con lei nella notte. Inanna è nota anche per aver donato agli abitanti di Uruk, la città di cui è protettrice, i Me sottratti ad Enki con un inganno, in modo che gli uomini potessero vivere in prosperità e benessere.

Ereshkigal e Inanna e le stagioni (accadico)

Un giorno Isthar e sua sorella Ereshkigal, trovarono un bambino nato da un albero e quel ragazzino era Tammuz. Le due dee se ne innamorarono immediatamente e cominciarono a litigarselo, ma non potevano certo separare a metà il pargolo, così decisero di farlo trascorrere metà dell'anno con Ishatar e la metà restante con Ereshkigal.
Nel periodo della sua presenza sulla terra, accanto a Ishtar tutto il pianeta, fioriva e risplendeva rigoglioso, mentre, quando scendeva negli inferi, l'inverno con i suoi clima rigidi calava impietoso.
Un giorno, mentre Tammuz, era sulla terra, venne ferito mortalmente da un cinghiale e Ishtar non sembrava proprio volersi dare pace. Fu così che decise di discendere negli inferi, volta a cercare una soluzione per l'amato e impedire così la prematura morte.
Ishtar dovette attraversare sette porte per raggiungere la sorella e davanti ad ogni porta, prima di attraversarla, fu costretta a togliersi un ornamento e un pezzo dell'abito, così da giungere d'innanzi a lei completamente nuda. Non era la nudità che contava però, cioè che serviva era lo scopo ovvero quello di riprendere con lei il suo adorato.
In questo lato benevolo della Dea possiamo vedere come lei e Tammuz, uniti, siano coloro che fanno fiorire stagionalmente questo pianeta.
Si dice infatti, che, quando lei scese negl'inferi, tutto divenne arido e freddo simbolo di sterilità.
L'altro lato della sua medaglia è una faccia brutale e spietata. Lei è la signora dell'oscuro potere. Se lei non è felice non concederà pace e se anche tu possedessi la pace, non ti sarebbe permesso vivere pacatamente fin quando lei non lo decide.
É dea della guerra e della caccia, sa essere spietata e magnanima al tempo stesso.
Quando arrivò d'innanzi alla sorella, vide che Tammuz l'aveva tradita con essa, allora lei decise di ucciderlo.
Tammuz, però, riuscì a scappare e si dice che Ishatr lo seguì prendendolo con i suoi artigli, fin quando non decise di perdonarlo. La terrà tornò ancora una volta feritile non essendo più macchiata dalla carestia.

Miti

Inanna e i Mes (sumero)


Secondo una storia, Inanna ingannato il dio della cultura, Enki, che era venerato nella città di Eridu, riusci a farsi dare i Mes. I Mes erano documenti o compresse che erano progetti per la civiltà. Essi rappresentavano tutto, dai concetti astratti come Vittoria e Legalità e Verità alle tecnologie come la tessitura, a scrivere di costrutti sociali, come la legge, gli uffici sacerdotali, la regalità, e persino la prostituzione. Hanno concesso potere su, o forse l'esistenza di, tutti gli aspetti della civiltà (positivi e negativi). Innanna viaggio a Eridu, la città di Enki. Dopo averlo fatto ubriacare ebbe con lui un rapporto sessuale (può essere inteso come se se lo fosse fatto) per avere i suoi centinaia di Mes, che ha portato nella sua città di Uruk. Più tardi, quando sobrio, Enki inviato possenti Abgallu (i sette saggi, metà pesce, semidei, semi-umani) per fermare la sua barca che navigava l'Eufrate e per recuperare i suoi doni, ma lei fuggì con i Mes e li portà nella sua città. Questa storia può rappresentare il trasferimento storico del potere da Eridu a Uruk.



La discesa di Inanna negli inferi (sumero)

Avvenne che Inanna, spinta secondo alcuni dalla curiosità, mentre altri la accusano di ambizione, progettasse di scendere dal suo trono e fare una visita al mondo sotterraneo. Combinò con il suo primo ministro (donna), Ninshuba, che se non fosse tornata entro tre giorni e tre notti, egli organizzasse delle grandi cerimonie funebri e si appellasse alle maggiori divinità perché corressero in suo soccorso. Presi questi accordi, Inanna cominciò la sua discesa. Al primo dei sette cancelli degli inferi la Dea venne fermata dal custode, Neti, che le chiese il motivo della visita. Inanna spiegò che era venuta per rendere omaggio a sua sorella Ereshkigal, signora dell'oltretomba, e a portarle le sue condoglianze per la morte di Gugalanna, suo marito, il "toro del cielo" (ucciso da Gilgamesh nell'epopea legata all'eroe). Neti le chiese di lasciare allora parte dei suoi ornamenti. Così accadde ad ogni cancello. Pezzo dopo pezzo, Inanna dovette rinunciare a tutti i suoi gioielli e vestiti finchè si trovò splendida e nuda di fronte alla sorella Ereshkigal, dea della morte, ignuda, dai capelli neri, che volse gli occhi di pietra sulla dea venuta dal mondo superno.
Al suo sguardo Inanna perse la sua vitalità e rimase tre giorni e tre notti come un cadavere nel regno della morte. Visto che Inanna non aveva fatto ritorno al suo regno celeste, Ninshuba fece ciò che gli era stato ordinato. Enki, padre della dea, corse in suo aiuto.
Con lo sporco che aveva sotto le unghie formò due strane creature, il Kurgarra e il Galatur e le mandò nel mondo sotterraneo con cibo e acque per riportare in vita Inanna che vi giaceva inerte. Ma nessuno può lasciare il mondo infero se non viene trovato un sostituto che rimanga per sempre nella terra del giudizio. Così i demoni seguirono la dea mentre essa risaliva nel suo regno e afferrarono l’uno dopo l’altro tutti gli dei che incontravano. Ma ogni volta Inanna li liberò ricordando qualche buona azione che avevano fatto per lei. Quando però inanna giunse nella sua città sacra, Uruk, trovò che il suo amante Dumuzi si era installato nel suo posto di comando. Arrabbiata per tanta presunzione, la dea ordinò che proprio lui fosse portato come suo sostituto nel regno di Ereshkigal. Fortunatamente per Dumuzi, la sua affezionata sorella Gestinanna lo seguì nel mondo infero e ottenne da Ereshkigal la vita del fratello per la metà di ogni anno, la metà d’anno in cui le piante del deserto fioriscono perché Dumuzi era il dio della vegetazione.
In alcune versioni del racconto fu la stessa Inanna e non Gestinanna, a liberare Dumuzi. Ma il nome di Gestinanna incorpora quello di altre dee; inoltre talora, viene anche detto che Inanna era in realtà la madre di Dumuzi, mentre in altre versione tale ruolo viene attribuito a Ninsun. Tutte queste apparenti contraddizioni cessano tuttavia di essere problematiche se si estende il concetto delle tre persone in un dio unico, a questa trinità di divinità sumere. Vediamo allora che la madre, l’amante e la sorella erano tutti aspetti di un’unica grande figura : la regina del cielo, che poteva essere lo stesso sole, datore di vita; esso infatti può tanto far inaridire la terra rendendola un deserto quanto riesumare ad ogni stagione la vegetazione da sotto la superficie della terra.
Conosciuto per la maggior parte attraverso tavolette rinvenute negli scavi archeologici eseguiti tra il 1889 e il 1900 sulle rovine della città di Nippur, nel sud della Mesopotamia, il mito è generalmente interpretato come una raffigurazione del ciclo della vegetazione. Dumuzi (divinità della fertilità), giace per sei mesi con Inanna (che rappresenta la potenza della generazione) e per sei mesi con la sorella "oscura" di lei, Ereshkigal (il letargo invernale, rappresentato simbolicamente dalla morte). Il dualismo Dumuzi-Geshtinanna viene messo in relazione con l'alternarsi stagionale dei frutti della terra (le messi per Dumuzi e la vite per Geshtinanna).
Non mancano peraltro le interpretazioni del mito in chiave psicoanalitica. In questa accezione, la discesa di Inanna è spiegata con la necessità per la psiche di confrontarsi con il proprio "lato oscuro" (Ereshkigal), connesso all'istintualità cieca e alla distruttività (la "pulsione di morte" di Freud), per raggiungere l'equilibrio e la completezza.

Inanna e la fertilità della terra (sumero)
Nel mito Inanna scende vestita come una sposa, indossando unguenti e gioielli. E’ simbolicamente anche il suo funerale e lei si prepara. Come il seme che per rinascere deve morire, la dea del granaio si sottomette.
Il sacrificio è alla base dei riti della fertilità primordiali.
“il mito relativo alla nascita delle piante commestibili… implica sempre il sacrificio spontaneo di un essere divino. Può essere una madre, una ragazza, un bambino o un uomo… l’idea fondamentale è che la vita possa soltanto nascere dal sacrificio di un’altra vita. Di fatto per tutto il tempo che Inanna restò nel mondo sotterraneo nulla crebbe e si accoppiò, la terra era spoglia. Il mito della discesa di Ereshkigal è centrato su questo archetipo dello scambio di energia per mezzo del sacrificio. Il toro del cielo (Gugalanna era stato il primo marito della dea Ereshkigal, la dea del "reame dei morti", un territorio privo di luce. Venne inviato dalla dea Inanna, sorella di Ereshkigall, per vendicarla di Gilgamesh, che aveva rifiutato le sue proposte sessuali. Gugalanna, "i cui piedi fanno tremare la terra", venne però ucciso e smembrato da Gilgamesh e da Enkidu. Inanna osservò dall'alto delle mura della sua città ed Enkidu, sfidando la dea, prese le coscia di Gugalanna e le mostrò agitandole dinanzi alla dea, minacciandola che avrebbe fatto lo stesso con lei se fosse riuscito a catturarla. Per la sua empietà, Enkidu morì più tardi) è ucciso, la terra perde il proprio principio fecondante e viene ricompensata dal sacrificio della dea.


Inanna-Ereshkigal e la natura dello Scorpione (sumero)

L’inno che descrive la discesa di Inanna nel regno degli inferi è uno dei più bei miti relativi l’incontro con il lato oscuro che si trova in ognuno di noi. L’astrologia umanistica e psicologica individua in questo mito una splendida rappresentazione del simbolismo dello scorpione.
Infatti Inanna decide di scendere negli inferi per partecipare al dolore della sorella per la morte del marito, ed inconsapevole di cosa l’attenderà laggiù, si aspetta gratitudine ed onore per il suo gesto.
Ereshkigal invece, arrabbiata, in stato di grande sofferenza per la perdita subita, la fa spogliare completamente, la umilia e quindi la appende ad un gancio piantato alla parete lasciandola lì, affinché muoia lentamente per dissanguamento (l’ira dello scorpione).
In questa lunga agonia Inanna è obbligata a vedere tutto ciò che accade nel mondo degli Inferi, a prendere coscienza ed a capire la desolazione e la morte che regnano laggiù (il nostro lato ombra).
Inanna in seguito viene salvata ed il mito termina con due momenti salienti:
quando le due sorelle si salutano, Ereshkigal si accorge di essere incinta, a conferma del fatto che ogni lutto racchiude in sé i semi di una nuova vita.
Infine Ereshkigal dice ad Inanna di fermarsi durante il ritorno a raccogliere ciò che lei ha messo vicino alle 7 porte che delimitano il suo regno, poiché questo sarà il suo personale dono da portare nel regno dei cieli.
Ad ogni porta Inanna trova una pietra, ma quando sarà risalita alla luce del Sole si accorgerà che si tratta invece di 7 gioielli purissimi.

Le sei fasi del mito:

1. La discesa agli inferi, percorso obbligatorio per comprendere le proprie dinamiche inconsce, che determinano comportamenti e reazioni, specialmente negli scorpioni.
2. Presa di coscienza della morte e confronto con il dolore, necessario per poter cauterizzare le ferite
3. La nudità, che psicologicamente rappresenta la necessità di rinunciare a tutte le difese quando si intraprende il viaggio della conoscenza di sé.
4. Il perdono e la grazia che Ereshkigal concede dopo essere stata onorata, che simboleggia come per guarire dalle qualità negative occorra prima riconoscerle, onorarle e perdonarle.
5. La gravidanza, che simboleggia i semi che si piantano durante questo percorso e che daranno i loro frutti.
6. I gioielli regalati ad inanna, i tesori di ognuno di noi che sono seppelliti sotto le scorie fatte di rancori, dolore e odio che occorre prima eliminare per poterli trovare.


Incontri con Inanna


Genealogia

L'albero genealogico di Inana/Ištar differisce a seconda delle diverse tradizioni. Lei è solitamente la figlia di Anu o di Nanna/Sin con sua moglie Ningal; e sorella di Utu/Šhamašh; Sua sorella è Ereškigal. Inana/Ištar non ha un coniuge permanente per sé, ma ha un rapporto ambivalente con il suo amante Dumuzi/Tammuz che lei alla fine condanna a morte. Lei si è anche accoppiata con il dio della guerra Zababa.


Iconografia
Ritratta o accompagnata o su due leoni , sempre con diversi armi in mano, una corona dorata con corna (toro), e affiancta sempre da una stella ad otto punte. Solitamente porta anche un arco sulle spalle.





Fonte
- http://lalineadombra.forumfree.it/
http://www.mesopotamia.co.uk/gods/explore/exp_set.html
http://en.wikipedia.org/wiki/Inanna
http://oracc.museum.upenn.edu/amgg/listofdeities/inanaitar/index.html
http://www.ilcerchiodellaluna.it/central_dee_Inanna.htm

Lo sbaglio

Sbagliamo tutti, sbagliamo troppo spesso, sbagliamo tutti i giorni, sbagliamo e molto volte non c'è ne rendiamo conto e forse siamo sbagliati tutti. Ma ci siamo chiesti mai che vuol dire sbagliare? Sappiamo dare una risposta al dire "Cosa vuol dire sbagliare" ? Io amaramente no. So solo che lo sbaglio ci fa venire i rimorsi, ci fa vergognare, ci fa sorridere, ci porta a rialzarci, ci fa maturare, ci dà più forza come può toglierla, insegna i propri limiti, ci insegna a riprovare. Si può sbagliare per molte cose... A scrivere, a saltare una ringhiera, a cantare uno spartito... Però penso che c'è una cosa per cui non si può sbagliare: Amare. L'amore ci porta gioie e dolori ma per ciò non é uno sbaglio quando ci siamo innamorati e rimasti male. Si ama perché si ama e non c'é uno sbaglio in ciò è se lo si fa senza paranoie nel proprio cuore nasceranno solo fiori del bene.
Per concludere vi dico solo sbagliate e continuate a farlo imparando la lezione perché ripensando a quei momenti negli anni in cui avremo una maggiore età potremmo solo riderci.

La furbizia

L'arte della furbizia non è alla portata di tutti. La furbizia è lo stare un passo davanti agli altri, approfittare delle situazioni quando è possibile, riuscire a uscire da un vicolo cieco creando un varco con il poco che si ha in mano, è lo stare in silenzio ad ascoltare lo stolto per approfittarne.
Si secondo me la furbizia è proprio un'arte che richiede anni di pratica.

Riccardo Pineto

L'amore

Eh l'amore... Quanti poeti, quanti cantanti e scrittori hanno cercato di descrivere l'amore, il sentimento più forte che c'è insieme all'odio. L'amore... Credo che l'amore sia ciò che ci fa più paura, che ci fa soffrire, gioire, sorridere, piangere, sognare e illudere. É un sentimento estremo, bizzarro, inconscio che non può essere controllato. Non si sa perché ci si innamora di un determinato soggetto ne perché dopo aver sofferto si resta tanto legati ad una persona. L'amore non può essere controllato ne dalla mente, ne tanto meno dalla magia. É un misto tra ordine e caos. É magico, credo sia difficile o forse impossibile descriverlo, l'unico modo per capirlo e provare quell'attrazione magnetica ,irresistibile che ci porta a perdere la testa. Già l'amore é ciò che sopravvive anche dopo la morte.

Riccardo Pineto 

Il Tutto

Ognuno di noi ha 3 vie tra cui scegliere, chi non riesce a decidersi durante il suo percorso affoga senza esito nel fiume
dell'incertezza.
Ogni cosa esistente ha più facce, non è possibile delinearne quante, ma guardando tutto da un'altro punto di vista se ne possono scoprire.
Il nostro corpo è tutto un battito, basta dedicare un attimo del nostro tempo per sentire il battito del nostro cuore che si propaga in tutto il corpo nonostante effettui una sola pulsazione, basta un attimo che esso smesso di battere e il nostro corpo cade . L'energia è una ma è tutto.
Molte cose sembrano immobili. Invece basta fare un po più d'attenzione, per verificare che intorno a noi c'è
un miscuglio di rumori, movimenti, emozioni. Qui il silenzio non esiste nemmeno nella nostra testa perchè anche il nostro respiro ha un suono, come il cuore come le emozioni, come il flusso sanguino. Siamo tutti collegati da un gran ragnatela, siamo tutt'uno con il tutto. Siamo una cosa sola.

Riccardo Pineto

La disperazione

La disperazione é talmente difficile da spiegare quanto da provare a immortalare in un quadro di qualsiasi tipo che solo pochi pittori sono riusciti nel loro intento. Credo sia un qualcosa dove il silenzio e la perdita del valore delle cose diventa la realtá. Vi é la mancanza di speranza, non si ha ne voglia di vivere ne di morire, é una specie di situazione di stallo, di perdita, colma di una sostanza che porta alla perdita della coscienza. Il proprio sé viene colto da una negativitá cui realmente non so dare una spiegazione, da un momento all'altro ci si ritrova morti, senza più vita, non ha più senso niente, é una situazione di disagio di cui non si ha paura ne si tenta di scappare, l unica cosa che puo accadere é che si rischi di ricorerre a gesti estremi. É un abbandono sublime e lento che va a sprofondare in uno stato in cui non si trovano le parole. Non c'è più un senso a niente, non vi si riesce a trovare ne un senso per l'ordine ne per il caos dato che anche questi due non hanno valore. Non credo ci sia una descrizione per ciò, la disperazione se vista la si riconosce subito e data la potenza di uno stato del genere si può rimanere inaspettatamente contagiati, per via del dolore immenso condiviso.

Riccardo Pineto

giovedì 28 agosto 2014

Il guerriero

Il guerriero non è l'eroe, ne chi lotta per se stesso, ne per la gloria. Il guerriero non è colui che combatte per uccidere, ma è colui che che lotta, non solo con la propria arma ma anche con la propria forza interiore e con la propria voce, per difendere la propria gente, chi gli sta vicino, ciò che ritiene casa, ciò per cui vale la pena di lottare al fine di portare un bene collettivo. Il guerriero lotta per difendere la vita a costo della propria. Ricorda che le vie sono infinite, ma per ognuno vi è un obbiettivo finale. Il guerriero sa essere umile perché la presunzione e la rabbia lo rendono debole. Il guerriero sa avere pazienza, perché l'impulsività e l'impazienza portano solo a complicazioni. Il guerriero ascolta il proprio istinto, ma soprattutto ascolta il silenzio perché dal silenzio trae conoscenza che unita alla saggezza porta alla vittoria. Nel silenzio si fanno e accadono molte più cose che di quante ne possano accadere parlando. La parola è da usare solo quando se ne sente la necessità e solo quando se ne è sicuri, perché chi parla troppo non ascolta se stesso ne gli altri. Se vuoi intraprendere il percorso del guerriero dovrai prima comprendere il rispetto, dovrai prima imparare a comprendere perfettamente la mamma orsa che protegge i suoi cuccioli e solo andando avanti potrai arrivare alla saggezza e alla pazienza della tartaruga.

Riccardo Pineto