lunedì 15 dicembre 2014

Ninurta/Ningirsu

 


Nome Ninurta/Ningirsu
Genitori Enlil e Ki (Ninhursag)
Consorte Nippur
Simboli Arco, Leone con la coda da scorpione.
Funzioni Dio della Guerra, della caccia, dell'agricoltura, degli scribi, della saggezza, della scrittura, delle pratiche giudiziare.






Ninurta secondo la mitologia è un Dio della guerra e della caccia ed è particolarmente sottolineato come patrono dell'agricoltura. Il Dio Ninurta è un figura complessa secondo alcuni documenti è descritto come scrivano e Dio della saggezza anche se questo aspetto non è mai stato molto discusso
Ninurta è il Dio della città di Nippur, dove sono stati ritrovati l'80% dei documenti letterali appartenti ai sumeri e dunque la sua funzione di Dio scrivano è inevitabile. In seguito a Babilonia, il Dio scrivano divenne Nabu il figlio di Marduk. Il rapporto Enil e Ninurta si può dire che è stato eridato da Marduk e Nabu.

Un mito sumero racconta di come Ninurta si recò nell'abzù e ottenne dei poteri divini con cui poi iniziò a decidere nell'assemlea il destino insieme ad An. Molto probabilmente questo è un mito per spiegare uno spostamento di potere da Eridu, città di Enki, a Nibiru, città di Ninurta.

La saggezza e la passione per l'arte della scrittura è attestata dai suoi soprannomi. Nel Lugale egli è chiamato il "Molto Saggio" o "Dotato di ampia saggezza". Ciò per lo più viene anche specificato in un mito dove Ninurta riesce a fermare le dirrompenti acque che minacciavano la terra con delle pietre e nel mito viene raccontato come lui riesce a farlo sfruttando in quel momento la sua saggezza e intelligenza.

Nel poema Babilonese viene raccontato come, sempre grazie alle sue abilità, riesce a recuperare le tavolette rubate da Anzu. Qui possiamo notare un'altro collegamento con Nabu che in seguito oltre ad essere Dio degli scribi diventa anche possessore della tavoletta del destino. Possiamo quindi affermare che Ninurta è predecessore di Nabu. Nelle versione standard Babilonese, a Ninurta dopo che ha sconfitto Anzu gli viene consegnato un segreto divino. Dagan, visto il segno della vittoria di Ninurta esulta per lui parlandogli di "tradizione segreta degli Dei". La conoscenza della tradizione segreta (piristu) è un premio che non era stato promesso dalla madre a Ninurta per andare in battaglia ma gli viene comunque consegnato. Ninurta da lì fu chiamato "Colui che aveva sentito il segreto" o "Il Maestro della tradizione segreta" o "Maestro del segreto della sapienza".

C'è una gran incertezza su chi sia il padre di Ninurta dato che per un lungo lasso di tempo fu Enlil e ad un certo punto diventò Ea. La sua saggezza era collegata anche alla sua velocità che è considerata una caretteristica molto importante e indispensabile.

Dal secondo millennio il ruolo di scriba venne affidato da Ninurta a Nabu. Durante i giramenti solitamente veniva invocato, Ninurta. E' chiamato "Sigillo portatore di Enlil"...
"Sigillo dei destini"


"Storm of the rebel lands, who grinds the Mountains like flour, Ninurta, Enlil's seal-bearer, go to it!"

Fu segretario di Enlil e protettore delle pratiche giudiziarie .








mercoledì 5 novembre 2014

Giorni della settimana - Influenza

°INFLUENZA DEI GIORNI DELLA SETTIMANA NELLE OPERAZIONI MAGICH°

Di Lunedì, giorno della Luna, sono favoriti gli incanti relativi ai viaggi, ai cambiamenti, a rinforzare le relazioni sentimentali e le riconciliazioni. Di lunedì sono favorite anche la comunicazione a livello sottile e il "cercare" le visioni.

Di Martedì, giorno di Marte, sono favoriti tutti gli incanti “bellicosi” che hanno a che vedere con liti, guerra, successi militari, coraggio, distruzione, contrastare o seminare le disarmonie.

Di Mercoledì, giorno di Mercurio, sono favoriti tutti gli incanti relativi alla protezione dei propri beni, all’incremento degli affari, alle arti e alle scienze, e al difendersi dagli inganni. L’energia è ottima per le predizioni.

Di Giovedì, giorno di Giove, sono favoriti tutti gli incanti per ottenere soddisfazioni, riconoscimenti e premi, amicizia e salute.

Di Venerdì, giorno di Venere, sono favoriti tutti gli incanti per ottenere amore e piacere, favorire le relazioni amichevoli e sociali, e propiziare sereni viaggi e vacanze.

Di Sabato, giorno di Saturno: sono favoriti tutti gli incanti relativi alla distruzione, all’abbandono, all’odio, la morte e i disastri. Di sabato si può riuscire più facilmente a comunicare nel sonno con gli spiriti e ad ottenere la visione delle cose occulte.

Di Domenica, giorno del Sole, sono favoriti gli incanti relativi al denaro, ai desideri, alle amicizie, per ottenere l’appoggio di altre persone, per fermare l’ostilità dei nemici, per superare gli ostacoli.

°ORARI PLANETARI°

LE ORE DI SATURNO
Saturno è in rapporto con le situazioni e le attività della riflessione e del tempo, dell'isolamento, dell'indietreggiamento in rapporto all'azione. Le ore di Saturno sono adatte allo studio, all'introspezione, a fare progetti a lungo termine (soprattutto se riguardano cose rette da Saturno, come le navi, la terra, il mondo minerale), allo studio e all'introspezione e sono favorevoli per le invocazioni, per i legamenti e i sortilegi, per gli incantesimi di allontanamento, per fermare i malefici.
Non sono propizie per quanto riguarda le relazioni e i commerci.

LE ORE DI GIOVE
Giove è in generale favorevole alla riuscita nelle imprese e negli affari finanziari, al buon esito nel firmare un contratto o nel trattare argomenti di carattere giuridico. Durante le ore di Giove sono favoriti gli incanti di prosperità e tutte le operazioni che riguardano la ricchezza, sia materiale che spirituale, il ricercare appoggi, il chiedere favori a coloro che hanno potere o denaro. È il momento favorevole per comparire in giudizio, far valere i propri diritti, visitare amici protettori e per celebrare le grandi cerimonie.

LE ORE DI MARTE
Marte rappresenta le opposizioni e i conflitti, con contrarietà di ogni specie. È sconsigliato iniziare nell'ora di Marte un'attività che non sia in sintonia con questo pianeta. Le attività che sono in sintonia con Marte, oltre la guerra, sono gli sports, le attività fisiche e le attività competitive.
Le ore di Marte sono collegate alla bellicosità e sono favorevoli sia quando ci si vuole difendere sia quando si vuole attaccare. Sono adatte per gli incantesimi di allontanamento, per fermare i malefici. Durante le ore di Marte sarebbe bene evitare discussioni e luoghi pericolosi e anche non iniziare amicizie o relazioni.

LE ORE DEL SOLE
Il Sole è in rapporto con tutto ciò che è “alla luce”… scoperto: gli affari pubblici, le relazioni sociali e di amicizia. Le ore del Sole sono dunque favorevoli per le operazioni che riguardano le i rapporti pubblici, il potere, il successo la gloria e le arti. Utili anche per gli incantesimi di guarigione. Durante le ore del Sole è propizio iniziare amicizie e relazioni.

LE ORE DI VENERE
Venere è collegato all'amore e all'affettività, ma anche al senso estetico. Le ore di Venere sono favorevoli per propiziare l’amore, gli affetti, le attività artistiche e la bellezza. Sono adatte anche per le grandi cerimonie.

LE ORE DI MERCURIO
Mercurio è il pianeta della comunicazione, del cambiamento e del movimento. Le ore di mercurio sono collegate con la comunicazione e sono favorevoli per gli incanti tesi a favorire la comprensione, la comunicazione, per le attività divinatorie, per gli scambi, i commerci, le negoziazioni e per giungere a rapide conclusioni nelle transazioni con gli altri, per chiedere ispirazione, per migliorare la concentrazione. Sono adatte anche per la costruzione di talismani e oggetti magici, come i pentacoli.

LE ORE DELLA LUNA
La Luna è in relazione con tutto ciò che è mutevole; le sue ore sono collegate all’interiorità e alla femminilità e sono favorevoli all’induzione dei sogni, agli incanti per la fertilità e la maternità, per ciò che necessita di un cambiamento, per far cambiare opinione a qualcuno, per convincere altri della bontà dei propri progetti e per le trasformazioni in generale. Sono anche adatte ai i riti di guarigione, soprattutto della psiche e dell’anima.

Per vedere gli orari planetari -- http://www.astrology.com.tr/planetary-hours.asp

martedì 4 novembre 2014

Purificare e Caricare

Purificazione oggetti/casa
Solitamente le purificazione è consigliato svolgerlo in luna calante.

°Un metodo molto usato consiste nel seppellire gli strumenti nella terra in luna calante e recuperarli in luna crescente. Se non avete un giardino o vivete in città, potete usare un vaso.

°Un'altro metodo utilizzato per la purificazione è quello di lasciare a contatto lo strumento da purificare con l'acqua di un fiume o di un lago o del mare in un zona limpida dove l'uomo non abbiamo violato la sacralità della natura. (Es: Un fiume con sostanze tossiche, rifiuti sparsi e così via non è certo ottimo per purificare.


°Un'altro metodo è quello di utilizzare la fumigazione per purificare uno strumento e anche l'intera casa.
 "Durante l’esecuzione, è importante non indossare oggetti metallici tipo collane, orologi, braccialetti e orecchini, devono essere effettuate da persone con una buona carica energetica, non da persone deboli o convalescenti, non vanno eseguite in presenza di ferite o durante il ciclo mestruale. Dopo la fumigazione è importantissimo aprire tutte le finestre e permettere così il ricambio d’aria, la persona che ha effettuato il trattamento, una volta terminato può eliminare l’eventuale energia negativa assorbita, facendo un bagno in vasca con l’aggiunta di 1 kg di sale grosso non raffinato."
"Le piante più indicate per purificare gli ambienti "
"Alloro
In passato veniva utilizzato per limitare le epidemie, favorisce i sogni ed è molto utile per riequilibrare i problemi di natura emotiva.
Salvia
Viene utilizzata per ripulire gli ambiente dalle energie negative soprattutto in presenza di malati.
Lavanda
Utile per purificare ed dona lucidità mentale.
Olivo
Ha un grande effetto rivitalizzante e riequilibrante per la mente.
Canfora
Ripulisce, rinfresca e rivitalizza gli ambienti, utile per favorire la concentrazione.
Artemisia
Ha un’azione purificatrice molto potente, viene utilizzata per aumentare la capacità di autoguarigione presente in ogni persona, aiuta inoltre a distaccarsi dal passato.
Mirto
Spesso viene utilizzato durante le meditazioni, dissolve le tensioni e favorisce il perdono.
Incenso in grani
Ha un’azione purificatrice molto elevata, viene sempre utilizzato durante le cerimonie e aiuta ad innalzare l’aspetto spirituale.
(By Ilenia Frittoli)"

°Altro metodo conosciuto è quello di evocare i 4 elementi e purificare con essi l'oggetto passandolo sopra ad essi, ovviamente dopo aver evocato gli elementi. Se si vuole si può anche consacrare l'oggetto a qualche divinità.


Caricare

°Prendere lo strumento e stringelo con la mani a se e concentrarsi su di esso. Consiglio di meditare prima di svolgere questa operazione. A questo punto iniziate a visualizzare l'energia che fluisce dal vostro corpo o se vi riesce più semplice dalle mani che va all'interno dell'oggetto finchè questo non ne è colmo. Se si vuole si può recitare anche un mantra per aumentare il tutto.

°Altro metodo conosciuto per caricare è quello di mettere l'oggetto alla luce della luna crescente/piena. Ovviamente si consigla di vedere l'influsso dei pianeti.

Togliere/Schermarsi dal Malocchio

Come togliere il malocchio.

OCCORRENTE:
-un piatto,
-acqua (magari di fiume, caricata dai raggi lunari.)
-olio d'oliva.

Il rito va effettuato in una notte di luna piena non nuvolosa.

Versare l’acqua nel piatto e versare sette gocce d’olio nel piatto con l’acqua e ad ogni goccia pronunciare ad alta voce la frase:
“malocchio, a me ti hanno mandato e da me sarei eliminato."
Fatto ciò versare il contenuto del piatto in un corso d'acqua.


Un'altro metodo e quello di fare dei bagni purificatori almeno una volta a settimana se non più.


Schermarsi contro il malocchio

Ecco qui alcune erbe che, se utilizzate correttamente, aiutano a schermarsi contro le negatività e il malocchio.

.Bacche di ginepro: bruciarle per allontanare le negatività.
.Foglie di ortica: fumigazioni per allontanare il malocchio.
.Rosmarino: fornisce protezione e purificazione. Per la purificazione va bruciato, per la protezione si può inserire in un sacchetto di erbe.
.Artiglio del diavolo: questa pianta è utile per le protezione occulte, gli esorcismi e le controfatture. Da portare con se in un sacchetti di erbe.

venerdì 24 ottobre 2014

Ninlil/Mollissu

Nome Ninlil (sumero) / Mollissu (accadico)/ Sud
Genitori An e Nammu
Figli Nanna, Nergal, Enbilulu, Ninazu, Ninurta e dei demoni
Consorte Enlil
Costellazzione Orsa Maggiore
Funzioni Dea della brezza, del vento, degli Dei, madre, della medicina






Ninlil, anche conosciuta come Sud o Mullissu, è la prima moglie conosicuta di Enlil.

Le sue principali funzioni sono state ricostruite in parte dal nome che prbabilmente vuol dire "Regina della brezza" e dunque gli sono stati assegnati gli stessi domini di Enlil. Nin=Signora-Lil=Vento quindi "Signora del vento".
Il fatto che lei sia la primaria moglie di Enlil lo si può riconoscere dal fatto che condivide con esso gli aspetti di creatrice, donatrice di vita, regina del pantheon. Ha ripresso anche aspetti di guarigione e di madre degli Dei, ma queste citate sono funzioni secondarie. I suoi soprannomi includono "Regina del cielo e della terra, regina delle lande" o "Signora degli Dei" e "Principale signora degli Anunnaki".
Ninlil fu appunto sincretizzata con diverse dee minori che trattavano di medicina e di tratti di maternità.

Il mito sumero Enlil e Ninlil descrive di come Enlil persegue Ninlil amorosamente e da ciò Ninlil da alla luce il Dio-luna Nanna, il Dio degli inferi Nergal, il Dio Enbilulu, il Dio Ninazu, il Dio Ninurta e diversi demoni.

Sulla sua iconografia non si sa molto è identificata con la costellazione dell'Orsa Maggiore.
Il suo tempio era a Nippur.  Probabilmente figlia di An e Nammu.

Fonte
http://oracc.museum.upenn.edu/amgg/listofdeities/ninlil/  
http://en.wikipedia.org/wiki/Ninlil 

venerdì 17 ottobre 2014

Nergal

Nome Nergal
Genitori Enlil e Ninlil
Consorte Erishkigal
Figli Diversi demoni
Pianeta Marte
Simboli Leone, mazza e martello comune o con la "testa di leone"
Funzioni Dio della morte, capo degli inferi, della peste, della pestilenza, della guerra, del fuoco, del sole di mezzoggiorno e del sole del solstizio d'estate(21 giugno-21dicembre), della distruzione-







Nella mitologia mesopotamica Nergal (o Nerigal Signore della grande città) sposo di Ereshkigal, la regina degli inferi e a seconda dei testi sumeri è considerato figlio di Enlil e Ninlil.
Il poema assiro-babilonese in lingua accadica, chiamato dagli studiosi Nergal e Ereshkigal, ci è pervenuto frammentario ed in tre versioni: versione di Tell el-Amarna e versione di Sultantepe ed Uruk; la prima differisce abbastanza delle ultime che fanno pensare ad un’unica versione solo lievemente variata, nonostante ciò queste piccole differenze hanno aiutato gli studiosi nell’interpretazione del testo.
La storia raccontata da queste tavolette ci narra di come Nergal assurse al ruolo di re degli inferi. Gli dei celesti decisero di dare un banchetto ma non potendo loro scendere nei domini di Ereshkigal (l’irkalla, cioè gli inferi) né essa salire nel cielo, dominio di Anu, venne invitato il suo araldo Namtar per rappresentarla. Al giungere di questi tutti gli dei si alzarono per porgere i propri rispetti tranne Nergal. La regina degli inferi, venuta a sapere dell’onta subita, condannerà a morte Nergal. Questi, secondo la versione di Tell El Amarna, venne aiutato da Ea che gli darà in scorta sette e sette guardiani. Essi apriranno le porte degli inferi che, come documentano altri testi, sono in grado di far perdere i poteri agli dei e gli permetteranno di sottomettere Ereshkigal. Essa gli si offrirà come sposa che lui accetterà felice.
Mentre secondo le altre versioni sarà Erra, dio della peste e gemello di Nergal, a scendere negli inferi e sposare Ereshkigal. Tale figura è ancora dibattuta e considerata un doppio, un gemello oppure come la natura stessa duale di Nergal. Figure simili possono essere considerate: quella di Eracle figlio umano di Zeus che diviene dio ma la cui ombra dimora negli inferi, quelle dei dioscuri Castore (mortale) e Polluce (immortale) a cui Zeus concesse, affinché potessero rimanere insieme, di dimorare metà tempo negli inferi e metà sull’Olimpo.

Nergal sembra essere in parte una divinità solare, a volte identificato con Shamash, ma solo un rappresentante di una certa fase del sole. Interpretato in inni e miti come dio della guerra e pestilenza, Nergal sembra rappresentare il sole di mezzogiorno e del solstizio d'estate che porta distruzione, piena estate essendo la stagione morta nel ciclo annuale mesopotamica.
Era anche la divinità che presiede inferi, e che sta a capo del pantheon speciale assegnato al governo dei morti.


Nergal rappresenta un aspetto molto particolare della morte, che è spesso e giustamente interpretato come la morte inflitta, per Nergal che è anche il dio della peste e pestilenza, oltre ad essere strettamente associato con la guerra. Le qualità guerriere di Nergal lo identificano in larga misura con le divinità guerriere, come Ninurta e Zababa. Nel suo aspetto di dio della guerra, Nergal accompagna il re in battaglia, offrendo la morte al nemico. La morte causata da Nergal aveva anche una dimensione soprannaturale, la malattia spesso era attribuita a un'agente demoniaco in Mesopotamia. Infatti, Nergal controlla una serie di demoni e forze del male, più notoriamente detti i "Sette Dei", che sono particolarmente prominent nel mito di Erra come agenti di morte e distruzione. L' associazione di Nergal con i demoni e le malattie migliora ulteriormente le qualità apotropaiche attribuite a lui e la sua cerchia, anche se tali qualità sono spesso attribuiti alle divinità ctonie.

Nel sistema astrale-teologico tardo babilonese Nergal è legato al pianeta Marte. Come un dio del fuoco della distruzione e della guerra, per Nergal sembrava senza dubbio una scelta appropriata il pianeta rosso, ed è stato equiparato dai greci sia per il semidio combattivo Eracle (Ercole latino) o al dio della guerra Ares (latino Mars) - da cui il nome attuale del pianeta. Nell'arte assiro babilonese ecclesiastica grandi colossi dalla testa di leone che servono come guardiani ai templi e ai palazzi che sembrano simboleggiare Nergal, proprio come i colossi con la testa di toro, probabilmente caratterizzano Ninurta.

Principale tempio di Nergal a Cuta portava il nome di Meslam, da cui il dio riceve la designazione di Meslamtaeda o Meslamtaea, "quello che sale da Meslam".

In demonologia
Essendo una divinità del deserto, del fuoco e uno degli aspetti negativi del sole, dio degli inferi, ed essendo anche un dio di una delle religioni che rivaleggiava con il cristianesimo e l'ebraismo, Nergal è stato talvolta chiamato "demone" e anche identificato con Satana. Secondo Collin de Plancy e Johann Weyer, Nergal è stato dipinto come il capo della "polizia segreta" dell'Inferno, e ha lavorato come "una spia onorario al servizio di Belzebù".

MITO COMPLETO DI ERISHKIGAL E NERGAL 

Stone Tablet





Fonti
http://www.mesopotamia.co.uk/gods/explore/exp_set.html
wikipedia.org/wiki/Nergal 
http://oracc.museum.upenn.edu/amgg/listofdeities/nergal/



giovedì 16 ottobre 2014

Nanshe

Nome Nanshe detta anche "Interprete dei sogni"
Consorte Nindara
Genitori Enki e Ninhursag
Simboli Pesci, acqua, canna, pellicani ma anche corvi e uccelli in generale
Funzioni Dea della giustizia sociale, della profezia, della fertilità, della pesca, dei pesci, protettrice dei più deboli (orfani, vedovi, debitori, schiavi), della cura dei malati.



Nella mitologia sumera, Nanshe era la figlia di Enki (dio della saggezza, della magia e dell'acqua dolce) e Ninhursag (Dea della terra e madre). Le sue funzioni come dea sono state varie. Era una dea della giustizia sociale, della profezia, della fertilità, della pesca e dei pesci

Come suo padre, lei è stata fortemente associata con l'acqua. Teneva il dominio sul Golfo Persico e di tutti gli animali all'interno. La sua sede di potere era il tempio Sirara, situato nella città di Nina, di cui è la protettrice.
Nanshe è anche la dea "che si affaccia alle vedove, madre degli orfani, protettrice dei mendicanti e degli schiavi" - delle persone socialmente emarginate. E 'incaricata di fare in modo che i pesi e le misure siano eque e precise per tutti e chiunque opprima i deboli, si diceva, che veniva punito da lei ed infatti giocava un molto importante nella società. Era la dea che proteggeva le culture e dei fiumi. Lei è una potente dea  che "si prende cura di tutti i paesi", che offre la potenza agli impotenti, che "vede nel cuore della Terra, come se si trattasse di una canna spaccata/divisa."
L'effetto del Giudizio di Nanshe verso l'uomo è particolarmente forte nell'inzio del nuovo anno per i sumeri (primavera), durante "l'Akitu-Festival" che dura ben 12 giorni che era un momento di purificazione e di rinnovamento della vegetazione.
Veniva onorata durante l'anno con una calvata di barche e con una chiatta sacra ch trasportava la sua immagine. I suoi simboli comprendono: vasi di uccelli, acqua e pesce. Alla sue feste, probabilmente, la sua statua, veniva decorata con corone d'argento e con oggetti di pietre e di metalli preziosi.La traduzione del nome è "interprete dei sogni" ed era anche considerata la divinità in grado di conferire ai sacerdoti la capacità di predire il futuro dall'interpretazione dei sogni.
Il suo consorte è Nindara

Simboli
Nanshe ha due principali simboli, entrambi i quali sono visti anche nel folklore cristiano. Il pesce che rappresenta il suo ruolo originale collegato all'acqua e al fatto di essere Dea della pesca. Il pellicano, che detto nel folkore è colui che strappa dal proprio petto il cibo per nutrire i suoi piccoli, che rappresenta il suo ruolo di protettrice e curante.

Mitologia
Enki e Ninhursag 
La sua nascita è descritta nel mito di "Enki e Ninhursag" dove il Dio Enki, punito dalla moglie Ninhursag, con una maledizione che lo rende storpio e con disturbi, per aver compiuto un atto non lecito, verra poi curato da lei stessa che da alla vità diverse divinità di guarigione tra cui Nanshe che curò il collo del padre.

Ordine mondiale
Enki, padre di Nanshe, fu incaricato di assegnare ad ogni Dio un compito e a Nanshe diede come ccompito di dominare sul Golfo Persico sul quale galleggiava il santuario del padre. La sua seconda funzione era quella di far arrivare le spedizioni di pesce sulla terraferma. Quando aveva intenzione di di andare sulla terraferma, navigava attraverso una chiatta dal Golfo. Aveva un forte legame con al fauna selvatica, soprattutto con uccelli e pipistrelli. In un inno, si conversa con corvi e pellicani tra tutte le specie che erano presenti.

La dea della giustizia sociale
Durante il periodo di Gudea (2144 - 2124 aC), molti inni a Nanshe la fanno apparire in una posizione elevata nel pantheon. Era launa dea ampiamente venerata per la giustizia sociale. Nutriva orfani, provvedeva alle vedove, dava consigli a quelli in debito e prendeva in profughi provenienti da zone di guerra. Molti altri dèi sembravano essere sotto il comando di Nanshe. Hendursag e Haia erano i suoi assistenti. Nisaba, a volte descritta come la sorella di Nanshe, era la suo capo scriba.  
Il primo giorno del nuovo anno, un festival si teneva presso il suo tempio. La gente veniva da tutta la terra per cercare la sua saggezza e il suo aiuto. I visitatori venivano purificati nel fiume delle prove e poi, se degno, gli veniva concessa un'udienza con la dea. Nanshe stabilì controversie e trattati casi giudiziari tra i mortali.  
In possesso di un ranking più alto nel pantheon in questo periodo, Nanshe a volte condivideva gli stessi compiti di Utu, il dio tradizionale della giustizia. Si sedette sui santi troni con gli altri dèi importanti, ed è stata visto come una dea di protezione. A un certo punto, Ninurta, il potente dio della guerra, si rivolge a lei per essere guidato.

Negli Inni
In molti Inni è lodata in gran modo come Dea che come Enlil decide il destino, come Dea che aiuta chi è più sfortunato e ovviamente viene collegata anche al "trono" e all'acqua e ai pesci.
In altri viene lodata come Dea dell'abbondanza e della fertilità.

 
Fonte

http://kristinking.org/2011/02/27/inanna-and-nanshe/ 
http://goddesses-and-gods.blogspot.it/2011/04/goddess-nanshe
html://wikipedia.org/wiki/Nanshe

mercoledì 15 ottobre 2014

Tutto cade

Tutto cade, tutto ciò che vedi intorno a te cade o cadrà un giorno, niente è immortale, niente è abbastanza forte da sorregere il peso di tutto ciò che lo circonda in queta dimensione o almeno credo. Anche la montagna che è imponente e immbobile che fa affiorare in noi lo stereotipo di forza immortale e invarcabile in persona alla fine viene erosa dagli agenti climatici, e se anche questi agenti dovessero metterci milleni, quella montagna alla fine terminerà di essere così imponente come tutto. Ci sono montagne e montagne, c'è a chi basta una parola per crollare e c'è chi ha bisogno di milioni di catastrofi o semplicemente il trucco per far crollare qualsiasi cosa sta nel colpire nel punto debole in modo che basti un solo colpo per far crollare quell'impero instaurato. Noi uomini ci elogiamo tanto, con il nostro egocentrismo che non fa altro che accellerare il processo di deterioramento e che ci porta come ogni giorno ad un'altra caduta di un'altra torre di Babele. Ogni cosa è creata col fine di cadere e infine di rinascere in altro.

martedì 14 ottobre 2014

Nabu

Nome Nabu o Illuminato, Profeta
Genitori Marduk e Sarpanitum
Pianeta Mercurio
Consorte Tašmetu e/o Nanaya
Simboli Calamaio, drago e serpente
Funzioni Dio degli scribi, della sagezza, della scrittura e ministro/scriba di Marduk




Nabu è la divinità protettrice di Borsippa ed è anche ministro oltre che figlio e scriba di Marduk. Il suo lavoro più importante da scriba è stato per l'appunto l'"Enuma Elish". Probabilmente come conseguenza del suo ruolo di scriba, Nabu presto divenne dio della scrittura, progressivamente presa in consegna dalla dea Nidaba per quella funzone. Come dio della scrittura, Nabu era anche il patrono degli scribi e da dio della scrittura Nabu divenne signore della saggezza, ereditando così una caratteristica del suo antenato divino Enki/Ea che è stato tradizionalmente accettato come il padre di Marduk.

Nel periodo neo-babilonese Nabu era alla pari con Bel/Marduk come capi congiunti del pantheon e co-governanti dell'universo.
Nabu era in origine una divinità semitica occidentale, citato nelle fonti Eblaitic con altri dèi di Ebla. E' stato assorbito nel culto di Marduk come ministro di Marduk, e dal periodo cassita in poi è stato accettato come figlio prgimogenito di Marduk con la coniuge Ṣarpanitum/Erua. Una lettera Neo-babilonese identifica Nabu come il fratello del dio Nergal/Lugal.
Ci sono due dee associate con Nabu come consorti, Tašmetu e Nanaya.
Nabu è sincretizzato con Ninurta, il suo rapporto con Marduk ricorda quello di Ninurta con Enlil. Egli è anche associato con Shasmas e Sin attraverso il suo simbolismo cosmologico della luce e dell'oscurità. Il dio si identifica con il pianeta Mercurio per via del nome che significherebbe "illuminato" oppure "profeta".

Il simbolo principale di Nabu è una singola fetta, verticale o orizzontale, a volte poggiante su una tavoletta di argilla o di una pedana. Questo cuneo rappresenta lo stilo di scrittura e probabilmente per la sua forma è anche lo scopo di suggerire la scrittura cuneiforme.
Il suo tempio principale si trova a Borsippa, nei pressi di Babilonia. A lui è sacro il calamaio e gli animali a lui sacri sono il drago e il serpente.

Fonti 
 http://it.wikipedia.org/wiki/Nabu
http://oracc.museum.upenn.edu/amgg/listofdeities/nabu/index.html

domenica 12 ottobre 2014

La realtà e il sogno

Ho passato giorni a cercare di capire se il sogno fosse realtà e se la realtà invece fosse il sogno, a chiedermi quale dei due fosse reale e quale fosse surreale quale strana barriera separasse la realtà dalla fantasia. Ho passato questo periodo a chiedermi < Se quando morirò invece mi sveglierò? Se tutto ciò fosse un sogno? Se tutto ciò che facciamo non avesse senso? > e posso dire di essere giunto ad una conclusione che ovviamente come tutto potrebbe variare con lo scorrere del tempo ma per lo meno adesso sono arrivato a ciò: entrambi sono reali.

Non c'è nessuna barriera che separa la realtà che si sta vivendo ora con quella che si vivrà nel sogno ma bensì vi è un varco che conduce, una porta o come la si vuol chiamare che ci permette di viaggiare da questa realtà, nella realtà del mondo onirico e il mezzo per farlo è appunto il sogno. Grazie al mondo onirico c'è chi prevede fatti, chi rivive esperienze passate, chi fa sogni stupendi e chi incubi che ci fanno capire che dentro di noi c'è qualcosa che ci turba e c'è qualcosa che è negativo nei nostri confronti. Il sogno come la trance sono il mezzo che ci permettono di viaggiare a noi ragni in quell'immensa ragnatela che collega tutto e tutti che ci serve ad aiutare, capire, correggerci, illuminarci e che ci conduce ad altre infinite possibilità di riuscire a raggiungere uno scopo. Dato che non c'è appunto differenza fra realtà e sogno avrebbe comunque tutto ciò che sto scrivendo e vivendo in questo presente un immenso senso dato che servirebbe a prepararmi per qualcosa di ancora più grande. Per il resto, non mi resta che continuare a vivere questa esperienza del presente e della vita apprendendo ciò che il destino ha in serbo me.

sabato 11 ottobre 2014

Marduk/Bel

Nome Marduk (Altri 50 nomi)

Figli Nabu
Moglie Sarpanitum
Genitori Enki e Ninhursag
Simbolo Drago/Serpente
Pianeta Giove
Numero 50
Ministro Nabu
Funzioni Dio degli dei, dell'acqua, della vegetazione, del vento, della guerra, degli eroi, del vento, della tempesta, della sapienza, del giudizio, della magia, del destino.










Marduk (lingua accadica, più diffusamente conosciuto nella letteratura religiosa babilonese con il nome di Bēl, "Signore") è, nella religione babilonese, il "re degli dèi" e divinità protettrice dell’antica città di Babilonia. Il dio babilonese Marduk è attestato già in antiche fonti sumeriche (ad esempio nella Lista degli dèi rinvenuta ad Abu Salabikh) nella forma di damar.UD (o AMAR.UTU) nel possibile significato di "Giovane toro del dio Sole" o "Giovane discendente del dio Sole", il segno AMAR può indicare infatti ambedue i significati, mentre UD/UTU sta a significare il dio Sole. Successivamente, quando Babilonia divenne il centro politico della valle dell’Eufrate durante l’era di Hammurabi (II millennio a.C.), tale figura divina cominciò ad acquisire maggiore importanza all’interno del pantheon babilonese, posizione consolidata nella seconda metà del II millennio a.C. e infine glorificata in qualità di re degli dèi nel poema religioso babilonese Enûma Eliš, finendo per caratterizzare questi dèi come aspetti della sua persona.
Viene simboleggiato dal pianeta Giove ed il numero ad esso dedicato è il 50, attribuito precedentemente ad Enlil, di cui ormai fa le veci come re degli dèi.
Nabu, il dio della saggezza, è il figlio di Marduk non che suo ministro. Il suo simbolo è un serpente-drago. La moglie di Marduk è Sarpanitum.


Mitolgogia

Enuma Elish
Prima che la Terra e il Cielo fossero creati, le acque primordiali erano mescolate fra loro, in un unico grande elemento. Dall’unione di Apsu, l’acqua dolce, e di Tiamat, l’acqua salata, hanno origine tutti gli altri dei per tre generazioni. Questi nuovi e giovani dei sono irrequieti e creano disturbo al punto che Apsu non riesce a riposare a causa del continuo rumore da essi provocato. Apsu si reca col suo consigliere Mammu dalla dea Tiamat per discutere sulla situazione e le comunica la sua intenzione di uccidere tutti gli dei da loro creati e porre fine al terribile caos. Nonostante la sua signora si opponga all’assassinio dei figli, Apsu, incoraggiato da Mammu, decide di mettere in atto il suo proposito. Ma Ea, il più saggio e potente fra i nuovi dei, viene a scoprire il terribile piano di Apsu ed escogita un modo per evitare che questo si compia. Riesce a far cadere Apsu e Mammu in un sonno profondo e una volta neutralizzati li uccide. A questo punto, viene a crearsi un nuovo ordine; Ea comincia a vivere con la sua sposa Damkina e genera il grande Marduk, perfetto nello spirito e nel corpo e destinato a dominare il mondo.
Ma Tiamat, furiosa e sofferente per la morte del marito, decide di vendicarsi e di scatenare una guerra contro i giovani dei. A questo scopo, si allea col terribile mostro Quingu, divenuto il suo nuovo marito, e comincia i preparativi per lo scontro, creando un temibile esercito costituito anche da terribili demoni. Ea e Anu, sconcertati, cercano di convincere la dea a desistere, ma spaventati dalla sua ira, tornano sui loro passi. A questo punto i giovani dei si riuniscono in consiglio per decidere cosa fare. Qui si presenta Marduk, valoroso e potente, e propone di affidare a lui il compito di sconfiggere la dea Tiamat.
Colpito dalla sua immensa forza e destrezza, il consiglio accetta la proposta di Marduk, che armato da potenti venti, va incontro al suo destino. Marduk affronta Tiamat e la colpisce scatenandole contro i venti, costringendola così ad aprire la bocca. Il terrificante tornado scatenato dai forti venti le entra nel corpo, paralizzandola. Marduk può così colpirla con una freccia e ucciderla, penetrandola con la spada attraverso la bocca spalancata. Tiamat viene smembrata e il suo corpo è diviso in due: la parte superiore va a costituire il cielo e la parte inferiore la terra. Dal sangue versato dall’uccisione di Quingu hanno origine gli uomini, che diventano i servi degli dei.
Marduk diventa a questo punto il sovrano di tutti gli dei e il poema si conclude con la sua celebrazione e l’elenco dei suoi cinquanta nomi.



Babilonese
In origine la figura di Marduk era considerata oscura e solo in seguito fu collegato all’acqua, vegetazione, il giudizio e la magia. È stato considerato come il figlio di Ea (Enki in sumero) e Damkina nonché erede di Anu, ma qualsiasi tratto caratteristico Marduk potesse possedere, fu offuscato dagli sviluppi politici attraverso cui la valle dell’Eufrate fu sottoposta infondendo in lui tratti caratteristici, in precedenza attribuiti solamente alle divinità maggiori del Pantheon babilonese. Ci sono in particolare due divinità Ea e Enlil, i cui poteri e tratti caratteristici passarono a Marduk. Nel caso di Ea, questa transizione avviene pacificamente e senza danneggiare la vecchia divinità. Marduk assume l’identità di Asarluhi, il figlio di Ea e dio della magia, in questo modo Marduk fu inserito all’interno del Pantheon di Eridu da cui provengono originariamente sia Ea che Asarluhi. Il padre Ea riconosce volontariamente la superiorità del figlio a cui passa volontariamente nelle sue mani il controllo dell’umanità. Questa associazione tra Marduk ed Ea, pur indicando il passaggio della supremazia una volta posseduta da Eridu come centro politico e religioso, può riflettere un'antica dipendenza di Babilonia da Eridu, non necessariamente di carattere politico, ma legata alla diffusione culturale nella valle dell’Eufrate dal sud al nord. Si tratterebbe cioè di un riconoscimento di Eridu come l’antico centro da parte di quello più giovane.


Tarda Età del Bronzo

Mentre la relazione tra Ea e Marduk viene rimarcata con armonia e con una amichevole abdicazione da parte del padre in favore del figlio, l’assorbimento dei poteri di Enlil di Nippur da parte di Marduk ne causò un evidente calo di prestigio a spese di Enlil. Dopo i giorni di Hammurabi, il culto di Marduk eclissò quello di Enlil, sebbene Nippur ed il culto di Enlil vissero un periodo di rinascita durante i quattro secoli del controllo di Babilonia da parte dei Cassiti (c. 1570 a.C. – 1157 a.C.), il definitivo e permanente trionfo del culto di Marduk su Enlil diventa effettivo con l’impero Babilonese. L'unico serio rivale di Marduk dopo il 1000 a.C. fu Aššur in Assiria. Nel sud dell’impero Marduk regna sovrano. Egli è solitamente indicato come ‘’Bel’’ (Signore), anche come bel rabim grande signore, bêl bêlim "Re dei Re", ab-kal ilâni bêl terêti "Re degli dei", aklu bêl terieti "il saggio, Signore degli oracoli", muballit mîte "resuscitatore dei morti", etc. Quando Babilonia divenne la capitale della Mesopotamia, la divinità protettrice di Babilonia fu elevata al livello di divinità suprema. Al fine di spiegare come Marduk prese il potere, nell’Enûma Elish, il quale racconta la storia della nascita di Marduk, furono scritte gesta eroiche trasformandolo nel sovrano degli dèi. Tali eventi possono essere visti come una forma di Apologetica Mesopotamica. In questo documento furono inclusi i cinquanta nomi di Marduk.
Nell'Enûma Elish si narra che, dopo avere sconfitto e ucciso Apsu, Ea si stabilì con la moglie Damkina nella dimora del dio ucciso; la coppia ebbe un figlio, Marduk, che nacque dal cuore del defunto Apsu. La narrazione continua con la guerra civile tra gli dei, scoppiata dopo che Ea aveva spodestato e ucciso Apsu; il conflitto stava crescendo fino ad assumere le dimensioni di una battaglia finale. Gli dei Anunnaki si riunirono al fine di trovare un dio in grado di sconfiggere i nuovi crescenti dei che minacciavano la loro esistenza. Marduk, divinità molto giovane, rispose alla chiamata e come ricompensa gli fu promessa la guida degli dei. Per prepararsi alla battaglia, egli fa un inchino, piega le frecce, afferra una mazza, lancia dei fulmini dinanzi a lui, riempie il suo coro con le fiamme, crea una rete per circondare Tiamat al suo interno, raccoglie a se i quattro venti affinché nessuna parte di essa possa scappare, crea sette nuovi venti cattivi come il turbine ed il tornado, solleva la sua arma più potente, e diluvia. Poi si prepara per la battaglia, cavalcando il suo carro di tempesta trainato da quattro cavalli con il veleno nelle loro bocche. Nelle sue labbra trattiene un incantesimo ed in una mano afferra una pianta per contrastare il veleno. Per cominciare, sfida la signora degli dei Anunnaki, il primordiale drago marino Tiāmat in un singolo combattimento, sconfiggendola e imprigionandola nella sua rete, per poi soffiarle contro con i suoi venti, e penentrando il suo stomaco con una freccia.
Infine egli si dirige contro Kingu, che Tiamat aveva messo a capo dell’esercito e che indossava le Tavolette dei Destini, strappandogliele dal petto ed assumendo infine la sua nuova posizione come Signore degli Dei. Sotto il suo regno furono creati gli uomini, con lo scopo di sopportare il peso della vita, affinché gli dei potessero trarne piacere.
Marduk veniva raffigurato come un essere umano, spesso con il suo simbolo del serpent-drago che aveva preso al dio Tishpak. I testi babilonesi parlano della creazione di Eridu da parte del dio Marduk come la prima città, “la città santa, la dimora degli altri dei per il loro diletto”.

La fine di Marduk
Se un mito celebra Marduk, un altro lo butta nella polvere. In epoca neoassira Babilonia è preda di eserciti stranieri ed in balia di una forte crisi economica e sociale. Gli assiri si prendono gioco di Marduk nel processo di Marduk, mito dove l'impianto accusatorio contro Marduk è nelle mani della maggiore divinità Assur. La stessa popolazione babilonese si sente abbandonata del proprio nume tutelare e l'Epopea di Erra immagina i motivi mitici dell'abbandono. E' una rappresentazione polemica della divinita, un vecchio impotente che cammina strascicando i piedi. La sua corona è appannata e i suoi ornamenti sono sporchi. Un dio che lascia Babilonia, ingannato da Erra (Nergal) alla ricerca di inesistenti artigiani-demoni che possano lustrare la sua argenteria!

Paredra di Marduk era Zarpanit, dea che garantiva la gloria del nome e l'abbondanza della discendenza. Presso i fenici e gli ugaritici Marduk e Shamash si fondono nella figura del preesistente Bel (Baal). Nella Bibbia ritroviamo Marduk trasformato in Mardocheo, che vive con la nipote Ishtar (Ester). Fra le tante suggestioni bibliche di Alfred Döblin in Berlin Alexanderplatz non poteva mancare il riferimento a Mardocheo:

Nella città di Susa viveva un vecchio di nome Mardocheo che aveva allevata Ester, la figlia di suo zio e la ragazza era formosa e di bell'aspetto...
(da Berlin Alexanderplatz, ed. Rizzoli 1995, p. 24)

Fonti
http://www.antika.it/003193_marduk.html
http://it.wikipedia.org/wiki/Marduk

venerdì 10 ottobre 2014

Enlil/Ellil

 
Dimora Cielo
Nome Enlil, Signore delle tempeste
Numero Sacro 50
Genitori Anshar e Kishar
Consorte Ninlil
Simboli Elmo cornuto,
Quattro creatori An, Ea, Enlil, Ninhursag
Triade cosmica An, Ea, Enlil
Figli Sin/Nanna, Ninurta, Nisaba, Enbilubu, Enki
Funzioni Dio del respiro, del vento, dell'altezza, della distanza, dio del tempo meteorologio, delle tesmpeste, della guerra, dell'agricoltura, dell'atmosfera, padre degli dei.
Enlil (nLin) (EN = Signore + Lil = Vento, "Signore della tempesta") è il Dio del respiro, del vento, dell'altezza e della distanza. Era il nome di una divinità capo elencata e scritta nella religione sumera e più tardi in accadico (assiro e babilonese), ittita, cananea e su altre atavolette di argilla e pietra mesopotamiche. Il nome è probabilmente pronunciato a volte tradotto in "Ellil" in seguito alla letteratura accadica, ittita, cananea. In seguito in accadico, Enlil è il figlio di Anshar e Kishar.
Il mto di Enlil e Inanna narra di quando Enlil era un giovane Dio, lui fu bandito da Ekur a Nippur, sede degli dei, al Kur, il mondo sotterraneo per sedurre una dea di nome Ninlil. Ninlil lo seguì negli inferi, dove portava il suo primo figlio, dio della luna Sin (sumerico Nanna/Suen). Dopo altri tre figli a Enlil fu permesso di tornare nell'Ekur
Eri era conosciuto come l'inventore del mattok, una zappa/piccone, e aiutava a far crescere le piante.


Cosmologia/Genealogia
Enlil, insieme ad Anu/An, Enki e Ninhursag erano dèi dei Sumeri. I creatori del genere umano.
Con sua moglie Ninlil o Sud, Enlil era il padre del dio della luna Nanna/Suen (in accadico, Sin) e di Ninurta (chiamato anche Ningirsu). Enlil è il padre di Nisaba, la dea del grano, di Pabilsag che è a volte identificato con Ninurta, e talvolta di Enbilulu. Con Ereshkigal, Enlil, era il padre di Namtar.


Storicamente
Enlil è associato con l'antica città di Nippur, a volte indicato come la città culto di Enlil. Il suo tempio è stato chiamato Ekur, "Casa della Montagna". Tale era la santità acquisita da questo edificio che i sovrani babilonesi e assiri, fino agli ultimi giorni, fecero a gara l'un l'altro per abbellire e ripristinare la sede del culto di Enlil. Alla fine, il nome Ekur divenne la designazione di un tempio in generale.  
Raggruppate attorno al santuario principale, sorsero templi e cappelle agli dèi e dee, che formavano la sua corte, in modo che Ekur divenne il nome per un intero recinto sacro nella città di Nippur. Il nome "casa di montagna", suggerisce una struttura alta e fu forse la designazione dell'origine della torre in scena a Nippur, costruita ad imitazione di una montagna, con il santuario sacro del dio sulla parte superiore.
Enlil era conosciuto anche come il dio del tempo meteorologico. Secondo i Sumeri, Enlil ha contribuito a creare gli esseri umani, ma poi stancatosi del loro rumore, cercò di ucciderli con l'invio di un diluvio. Un mortale conosciuto come Utnapishtim, sopravvissuto al diluvio, con l'aiuto di un altro dio, Ea, fu reso immortale da Enlil, per farsi perdonare, dopo la furia iniziale.
Poiché Enlil era l'unico dio che riusciva a raggiungere An, il dio del cielodominò gli altri dèi i quali avevano un compito assegnato dal suo agente e avrebbero viaggiato fino a Nippur per attirare il suo potere. Egli è quindi visto come il modello della regalità. Enlil fu assimilato al nord "polo dell'eclittica". Il suo nome era il numero sacro 50.
 In un periodo molto precoce, prima del 3000 aC, Nippur era diventato il centro di un distretto politico di notevole entità. Le iscrizioni trovate a Nippur, dove sono stati effettuati scavi estensivi durante 1888-1900 di John P. Peters e John Henry Haynes, sotto gli auspici dell'Università della Pennsylvania, mostrano che Enlil era il capo di un vasto pantheon. Tra i titoli riconosciutegli sono "re delle terre", "re del cielo e della terra", e "padre degli dei". 


La cosmogonia
In principio vi era il Mare Primordiale (Nammu), probabilmente mai creato, e quindi eterno. Dal Mare ebbe origine la Montagna Cosmica, che aveva per base gli strati più bassi della terra, e per cima la sommità del cielo. La Montagna era formata da Cielo e Terra, ancora uniti insieme e non distinti. Il Cielo, nella personificazione il dio An, e la Terra, nella personificazione la dea Ki, generarono il dio dell'Aria Enlil. A questo punto avvenne la separazione: An "tirò" il Cielo verso di sé, mentre Enlil "tirava" la Terra, sua madre. Dall'incesto di Enlil e Ki nacquero tutti gli esseri viventi, dei, uomini, animali e piante.

Miti 

Enki e il Diluvio
Secondo la mitologia sumera, Enki aiutò l’umanità a sopravvivere al diluvio che fu scagliato sul mondo con lo scopo di distruggere l’uomo. Nella più recente Leggenda di Atrahasis, Enlil, il re degli dei e fratello di Enki, dispone di distruggere l’umanità, infastidito dall’incessante rumore che essi provocano, offensivo per le sue orecchie. Successivamente invia Siccità, Carestia e Piaga per eliminarla, ma Enki ostacola i piani del fratellastro insegnando ad Atraḫasis (per i babilonesi Utanapishtim) i segreti dell’irrigazione, dei granai e della medicina. L’umanità ricomincia a proliferare una quarta volta. Infuriato, Enlil, convoca in concilio gli Dei e strappa loro la promessa di non rivelare all’umanità i suoi piani sul loro totale annientamento. Enki non racconta di questa decisione ad Atrahasis, ma segretamente lo istruisce su come costruire una sorta di barca per la sua famiglia, o di come portarlo nel paradiso all’interno di una barca magica. Dopo sette giorni di Diluvio, Atrahasis libera in cielo una rondine, un corvo ed una colomba, nel tentativo di scoprire se le acque si sono ritirate in qualche luogo. Sul ponte della sua imbarcazione viene compiuto un sacrificio per gli dei che viene da essi apprezzato. Ma Enlil è arrabbiato poiché i suoi piani sono stati nuovamente vanificati, ed Enki viene indicato come il colpevole. Come il dio di ciò che noi chiameremmo ecologia, Enki spiega ad Enlil come sia ingiusto punire l’incolpevole Atrahasis per i peccati dei suoi compagni, e promette che gli dei non elimineranno l’umanità se praticheranno il controllo delle nascite e vivranno nel rispetto della natura utilizzando solo i mezzi che essa fornisce loro. La minaccia/promessa è stata fatta, se però gli esseri umani non adempieranno al loro compito e non manterranno fede al patto, gli dei saranno liberi di devastare la terra ancora una volta. Questo sembra essere il più antico mito del medio oriente tra quelli riguardanti il Diluvio universale.
Gli studiosi della mitologia mesopotamica, ritengono che Enki/Ea abbia dato origine ad Uriel, uno degli Arcangeli della tradizione ebraica, il quale comunicò a Noè la volontà di Dio di sommergere la terra con le sue acque ed istruendolo su come costruire un'arca che lo avrebbe condotto in salvo.


Il Bosco dei Cedri
Gilgamesh fece un sogno ed Enkidu disse: “Questo è il significato del tuo sogno. Il padre degli dèi ti ha dato lo scettro, tale è il tuo destino, ma non l’immortalità. Ti ha dato potere per sottomettere e per liberare... non abusare di questo potere. Sii giusto con i tuoi servitori, sii giusto di fronte a Ishtar ”. Il re Gilgamesh pensò allora al Paese della Vita, il re Gilgamesh ricordò il Bosco dei Cedri. E disse a Enkidu:
“Non ho inciso il mio nome sulle steli, come il mio destino decreta, andrò quindi nel paese in cui si taglia il cedro, mi farò un nome lì dove sono scritti quelli di uomini gloriosi”.
Enkidu si rattristò perché in quanto figlio della montagna conosceva le strade che portano al bosco. Pensò:
“Diecimila leghe vi sono dal centro del bosco, quale che sia la direzione da cui vi si entra. Nel cuore del bosco vive Humbaba (il cui nome significa ‘Enormità’). Egli soffia vento di fuoco e il suo grido è tempesta ”.
Ma Gilgamesh aveva deciso di andare nel bosco per mettere fine al male del mondo, il male di Humbaba. E poiché era del tutto intenzionato, Enkidu si preparò a guidarlo, non senza prima avergli spiegato quali erano i pericoli.
“Un grande guerriero che non dorme mai-disse- fa la guardia agli ingressi. Solo gli dèi sono immortali e l’uomo non può ottenere l’immortalità, non può lottare contro Humbaba”.
Gilgamesh si raccomandò a Shamash, il dio del sole. A questi chiese aiuto per la sua impresa.
Gilgamesh ricordò i corpi degli uomini che aveva visto galleggiare nel fiume mentre guardava dalle mura di Uruk. I corpi di nemici e amici, di conosciuti e sconosciuti. Allora intuì la propria fine e portando al tempio due capretti, uno bianco senza macchia e l’altro marrone, disse a Shamash:
“Nella città l’uomo muore, con il cuore oppresso l’uomo muore, non può ospitare speranza nel suo cuore... Ah!, lungo è il cammino per giungere alla dimora di Humbaba. Se questa impresa non può essere condotta fino alla fine, perché , oh Shamash, hai colmato il mio cuore dell’impaziente desiderio di realizzarla?”.
...E Shamash accettò l’offerta delle sue lacrime. Shamash, il compassionevole, gli concesse la propria grazia. Celebrò per Gilgamesh forti alleanze con tutti i figli della stessa madre, che riunì nelle grotte delle montagne.
Quindi gli amici incaricarono gli artigiani di forgiare le loro armi e i maestri trassero i giavellotti e le spade, gli archi e le asce. Le armi di ciascuno pesavano dieci volte trenta sicli e l’armatura altri novanta. Ma gli eroi partirono e in un giorno percorsero cinquanta leghe. In tre giorni fecero tanto cammino quanto ne fanno i viaggiatori in un mese e tre settimane. Prima di giungere alla porta del bosco dovettero attraversare sette montagne. Compiuto il cammino la trovarono, alta settanta cubiti e larga quarantadue. Tale era l’abbagliante porta, e non la distrussero a causa della sua bellezza. Fu Enkidu a scagliarvisi contro spingendo solo con le mani fino ad aprirla completamente. Poi discesero per arrivare ai piedi della verde montagna.
Immobili contemplarono la montagna di cedri, dimora degli dei. Lì gli arbusti ricoprivano il declivio. Per quaranta ore rimasero estasiati a rimirare il bosco e ad osservare il magnifico sentiero che Humbaba percorreva per raggiungere la sua residenza...
Scese la sera e Gilgamesh scavò un pozzo. Spargendo farina invocò dalla montagna sogni benefici. Seduto sui talloni, con il capo sulle ginocchia, Gilgamesh sognò ed Enkidu interpretò i sogni densi di pronostici. La sera successiva Gilgamesh chiese sogni favorevoli per Enkidu, ma i sogni che la montagna inviò furono di malaugurio. Gilgamesh non si ridestava ed Enkidu, compiendo grandi sforzi, riuscì a metterlo in piedi. Ricoperti delle loro armature cavalcarono la terra come se indossassero vesti leggere. Giunsero fino all’immenso cedro e, allora, le mani di Gilgamesh brandendo l’ascia abbatterono il cedro.

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Da lontano Humbaba lo intese e gridò infuriato:
“Chi è costui che ha violato il mio bosco e ha tagliato il mio cedro?”.
Gilgamesh rispose:
“Non tornerò nella città, no, non ripercorrerò il cammino che mi ha condotto al Paese della Vita, senza combattere con quest’uomo, se appartiene alla razza umana, senza combattere con questo dio, se è un dio... La barca della morte non navigherà per me, non esiste al mondo tela da cui ritagliare un sudario per me, né il mio popolo conoscerà la desolazione, né il mio focolare vedrà ardere la pira funebre, né il fuoco brucerà la mia casa ”.
Humbaba uscì dalla sua residenza e inchiodò l’occhio della morte su Gilgamesh. Ma il dio del sole, Shamash, sollevò contro Humbaba terribili uragani: il ciclone, il turbine. Gli otto venti di tempesta si abbatterono contro Humbaba in modo che questi non poté più avanzare né indietreggiare mentre Gilgamesh ed Enkidu tagliavano i cedri per entrare nei suoi domini. Perciò, Humbaba finì per presentarsi docile e atterrito di fronte ai due eroi. Promise i più grandi onori e Gilgamesh era sul punto di accettare e di abbandonare perciò le armi, quando Enkidu, interrompendolo, disse: “Non ascoltarlo! No, amico mio, il male parla attraverso la sua bocca. Deve morire per mano nostra!”. E grazie all’avviso del suo amico, Gilgamesh si riebbe. Impugnata l’ascia e sguainata la spada, ferì Humbaba al collo, mentre Enkidu faceva altrettanto, finché alla terza volta Humbaba cadde e rimase a terra morto. Silenzioso e morto. Allora gli distaccarono la testa dal corpo e, in quel momento, si scatenò il caos perché colui che giaceva era il Guardiano del Bosco dei Cedri. Enkidu abbatté gli alberi del bosco e trascinò le radici fino alle rive dell’Eufrate.
Poi, deposto il capo del vinto in un sudario lo mostrò agli dèi.
Quando Enlil, signore della tormenta, vide il corpo senza vita di Humbaba, furibondo tolse ai profanatori il potere e la gloria che erano stati di lui e li diede al leone, al barbaro, al deserto. Gilgamesh lavò il proprio corpo e trascinò lontano le proprie vesti insanguinate, indossandone altre immacolate. Quando sul suo capo brillò la corona reale, la dea Ishtar posò su di lui i suoi occhi. Ma Gilgamesh la respinse perché lei aveva perduto tutti i suoi sposi e li aveva ridotti alla servitù più abietta per mezzo dell’amore. Così disse Gilgamesh:
“Sei una rovina che non dà all’uomo riparo contro il maltempo, sei una porta secondaria che non resiste alla tempesta, sei un palazzo saccheggiato dagli eroi, sei un’imboscata che nasconde i suoi tradimenti, sei una piaga infiammata che brucia chi l’ha, sei un otre pieno di acqua che inonda il suo portatore, sei un pezzo di pietra tenera che fa sgretolare le mura, sei un amuleto incapace di proteggere in terra ostile, sei un sandalo che fa inciampare il suo padrone lungo il cammino!”.


TRIADE COSMICA


Fonte
http://en.wikipedia.org/wiki/Enlil