venerdì 24 ottobre 2014

Ninlil/Mollissu

Nome Ninlil (sumero) / Mollissu (accadico)/ Sud
Genitori An e Nammu
Figli Nanna, Nergal, Enbilulu, Ninazu, Ninurta e dei demoni
Consorte Enlil
Costellazzione Orsa Maggiore
Funzioni Dea della brezza, del vento, degli Dei, madre, della medicina






Ninlil, anche conosciuta come Sud o Mullissu, è la prima moglie conosicuta di Enlil.

Le sue principali funzioni sono state ricostruite in parte dal nome che prbabilmente vuol dire "Regina della brezza" e dunque gli sono stati assegnati gli stessi domini di Enlil. Nin=Signora-Lil=Vento quindi "Signora del vento".
Il fatto che lei sia la primaria moglie di Enlil lo si può riconoscere dal fatto che condivide con esso gli aspetti di creatrice, donatrice di vita, regina del pantheon. Ha ripresso anche aspetti di guarigione e di madre degli Dei, ma queste citate sono funzioni secondarie. I suoi soprannomi includono "Regina del cielo e della terra, regina delle lande" o "Signora degli Dei" e "Principale signora degli Anunnaki".
Ninlil fu appunto sincretizzata con diverse dee minori che trattavano di medicina e di tratti di maternità.

Il mito sumero Enlil e Ninlil descrive di come Enlil persegue Ninlil amorosamente e da ciò Ninlil da alla luce il Dio-luna Nanna, il Dio degli inferi Nergal, il Dio Enbilulu, il Dio Ninazu, il Dio Ninurta e diversi demoni.

Sulla sua iconografia non si sa molto è identificata con la costellazione dell'Orsa Maggiore.
Il suo tempio era a Nippur.  Probabilmente figlia di An e Nammu.

Fonte
http://oracc.museum.upenn.edu/amgg/listofdeities/ninlil/  
http://en.wikipedia.org/wiki/Ninlil 

venerdì 17 ottobre 2014

Nergal

Nome Nergal
Genitori Enlil e Ninlil
Consorte Erishkigal
Figli Diversi demoni
Pianeta Marte
Simboli Leone, mazza e martello comune o con la "testa di leone"
Funzioni Dio della morte, capo degli inferi, della peste, della pestilenza, della guerra, del fuoco, del sole di mezzoggiorno e del sole del solstizio d'estate(21 giugno-21dicembre), della distruzione-







Nella mitologia mesopotamica Nergal (o Nerigal Signore della grande città) sposo di Ereshkigal, la regina degli inferi e a seconda dei testi sumeri è considerato figlio di Enlil e Ninlil.
Il poema assiro-babilonese in lingua accadica, chiamato dagli studiosi Nergal e Ereshkigal, ci è pervenuto frammentario ed in tre versioni: versione di Tell el-Amarna e versione di Sultantepe ed Uruk; la prima differisce abbastanza delle ultime che fanno pensare ad un’unica versione solo lievemente variata, nonostante ciò queste piccole differenze hanno aiutato gli studiosi nell’interpretazione del testo.
La storia raccontata da queste tavolette ci narra di come Nergal assurse al ruolo di re degli inferi. Gli dei celesti decisero di dare un banchetto ma non potendo loro scendere nei domini di Ereshkigal (l’irkalla, cioè gli inferi) né essa salire nel cielo, dominio di Anu, venne invitato il suo araldo Namtar per rappresentarla. Al giungere di questi tutti gli dei si alzarono per porgere i propri rispetti tranne Nergal. La regina degli inferi, venuta a sapere dell’onta subita, condannerà a morte Nergal. Questi, secondo la versione di Tell El Amarna, venne aiutato da Ea che gli darà in scorta sette e sette guardiani. Essi apriranno le porte degli inferi che, come documentano altri testi, sono in grado di far perdere i poteri agli dei e gli permetteranno di sottomettere Ereshkigal. Essa gli si offrirà come sposa che lui accetterà felice.
Mentre secondo le altre versioni sarà Erra, dio della peste e gemello di Nergal, a scendere negli inferi e sposare Ereshkigal. Tale figura è ancora dibattuta e considerata un doppio, un gemello oppure come la natura stessa duale di Nergal. Figure simili possono essere considerate: quella di Eracle figlio umano di Zeus che diviene dio ma la cui ombra dimora negli inferi, quelle dei dioscuri Castore (mortale) e Polluce (immortale) a cui Zeus concesse, affinché potessero rimanere insieme, di dimorare metà tempo negli inferi e metà sull’Olimpo.

Nergal sembra essere in parte una divinità solare, a volte identificato con Shamash, ma solo un rappresentante di una certa fase del sole. Interpretato in inni e miti come dio della guerra e pestilenza, Nergal sembra rappresentare il sole di mezzogiorno e del solstizio d'estate che porta distruzione, piena estate essendo la stagione morta nel ciclo annuale mesopotamica.
Era anche la divinità che presiede inferi, e che sta a capo del pantheon speciale assegnato al governo dei morti.


Nergal rappresenta un aspetto molto particolare della morte, che è spesso e giustamente interpretato come la morte inflitta, per Nergal che è anche il dio della peste e pestilenza, oltre ad essere strettamente associato con la guerra. Le qualità guerriere di Nergal lo identificano in larga misura con le divinità guerriere, come Ninurta e Zababa. Nel suo aspetto di dio della guerra, Nergal accompagna il re in battaglia, offrendo la morte al nemico. La morte causata da Nergal aveva anche una dimensione soprannaturale, la malattia spesso era attribuita a un'agente demoniaco in Mesopotamia. Infatti, Nergal controlla una serie di demoni e forze del male, più notoriamente detti i "Sette Dei", che sono particolarmente prominent nel mito di Erra come agenti di morte e distruzione. L' associazione di Nergal con i demoni e le malattie migliora ulteriormente le qualità apotropaiche attribuite a lui e la sua cerchia, anche se tali qualità sono spesso attribuiti alle divinità ctonie.

Nel sistema astrale-teologico tardo babilonese Nergal è legato al pianeta Marte. Come un dio del fuoco della distruzione e della guerra, per Nergal sembrava senza dubbio una scelta appropriata il pianeta rosso, ed è stato equiparato dai greci sia per il semidio combattivo Eracle (Ercole latino) o al dio della guerra Ares (latino Mars) - da cui il nome attuale del pianeta. Nell'arte assiro babilonese ecclesiastica grandi colossi dalla testa di leone che servono come guardiani ai templi e ai palazzi che sembrano simboleggiare Nergal, proprio come i colossi con la testa di toro, probabilmente caratterizzano Ninurta.

Principale tempio di Nergal a Cuta portava il nome di Meslam, da cui il dio riceve la designazione di Meslamtaeda o Meslamtaea, "quello che sale da Meslam".

In demonologia
Essendo una divinità del deserto, del fuoco e uno degli aspetti negativi del sole, dio degli inferi, ed essendo anche un dio di una delle religioni che rivaleggiava con il cristianesimo e l'ebraismo, Nergal è stato talvolta chiamato "demone" e anche identificato con Satana. Secondo Collin de Plancy e Johann Weyer, Nergal è stato dipinto come il capo della "polizia segreta" dell'Inferno, e ha lavorato come "una spia onorario al servizio di Belzebù".

MITO COMPLETO DI ERISHKIGAL E NERGAL 

Stone Tablet





Fonti
http://www.mesopotamia.co.uk/gods/explore/exp_set.html
wikipedia.org/wiki/Nergal 
http://oracc.museum.upenn.edu/amgg/listofdeities/nergal/



giovedì 16 ottobre 2014

Nanshe

Nome Nanshe detta anche "Interprete dei sogni"
Consorte Nindara
Genitori Enki e Ninhursag
Simboli Pesci, acqua, canna, pellicani ma anche corvi e uccelli in generale
Funzioni Dea della giustizia sociale, della profezia, della fertilità, della pesca, dei pesci, protettrice dei più deboli (orfani, vedovi, debitori, schiavi), della cura dei malati.



Nella mitologia sumera, Nanshe era la figlia di Enki (dio della saggezza, della magia e dell'acqua dolce) e Ninhursag (Dea della terra e madre). Le sue funzioni come dea sono state varie. Era una dea della giustizia sociale, della profezia, della fertilità, della pesca e dei pesci

Come suo padre, lei è stata fortemente associata con l'acqua. Teneva il dominio sul Golfo Persico e di tutti gli animali all'interno. La sua sede di potere era il tempio Sirara, situato nella città di Nina, di cui è la protettrice.
Nanshe è anche la dea "che si affaccia alle vedove, madre degli orfani, protettrice dei mendicanti e degli schiavi" - delle persone socialmente emarginate. E 'incaricata di fare in modo che i pesi e le misure siano eque e precise per tutti e chiunque opprima i deboli, si diceva, che veniva punito da lei ed infatti giocava un molto importante nella società. Era la dea che proteggeva le culture e dei fiumi. Lei è una potente dea  che "si prende cura di tutti i paesi", che offre la potenza agli impotenti, che "vede nel cuore della Terra, come se si trattasse di una canna spaccata/divisa."
L'effetto del Giudizio di Nanshe verso l'uomo è particolarmente forte nell'inzio del nuovo anno per i sumeri (primavera), durante "l'Akitu-Festival" che dura ben 12 giorni che era un momento di purificazione e di rinnovamento della vegetazione.
Veniva onorata durante l'anno con una calvata di barche e con una chiatta sacra ch trasportava la sua immagine. I suoi simboli comprendono: vasi di uccelli, acqua e pesce. Alla sue feste, probabilmente, la sua statua, veniva decorata con corone d'argento e con oggetti di pietre e di metalli preziosi.La traduzione del nome è "interprete dei sogni" ed era anche considerata la divinità in grado di conferire ai sacerdoti la capacità di predire il futuro dall'interpretazione dei sogni.
Il suo consorte è Nindara

Simboli
Nanshe ha due principali simboli, entrambi i quali sono visti anche nel folklore cristiano. Il pesce che rappresenta il suo ruolo originale collegato all'acqua e al fatto di essere Dea della pesca. Il pellicano, che detto nel folkore è colui che strappa dal proprio petto il cibo per nutrire i suoi piccoli, che rappresenta il suo ruolo di protettrice e curante.

Mitologia
Enki e Ninhursag 
La sua nascita è descritta nel mito di "Enki e Ninhursag" dove il Dio Enki, punito dalla moglie Ninhursag, con una maledizione che lo rende storpio e con disturbi, per aver compiuto un atto non lecito, verra poi curato da lei stessa che da alla vità diverse divinità di guarigione tra cui Nanshe che curò il collo del padre.

Ordine mondiale
Enki, padre di Nanshe, fu incaricato di assegnare ad ogni Dio un compito e a Nanshe diede come ccompito di dominare sul Golfo Persico sul quale galleggiava il santuario del padre. La sua seconda funzione era quella di far arrivare le spedizioni di pesce sulla terraferma. Quando aveva intenzione di di andare sulla terraferma, navigava attraverso una chiatta dal Golfo. Aveva un forte legame con al fauna selvatica, soprattutto con uccelli e pipistrelli. In un inno, si conversa con corvi e pellicani tra tutte le specie che erano presenti.

La dea della giustizia sociale
Durante il periodo di Gudea (2144 - 2124 aC), molti inni a Nanshe la fanno apparire in una posizione elevata nel pantheon. Era launa dea ampiamente venerata per la giustizia sociale. Nutriva orfani, provvedeva alle vedove, dava consigli a quelli in debito e prendeva in profughi provenienti da zone di guerra. Molti altri dèi sembravano essere sotto il comando di Nanshe. Hendursag e Haia erano i suoi assistenti. Nisaba, a volte descritta come la sorella di Nanshe, era la suo capo scriba.  
Il primo giorno del nuovo anno, un festival si teneva presso il suo tempio. La gente veniva da tutta la terra per cercare la sua saggezza e il suo aiuto. I visitatori venivano purificati nel fiume delle prove e poi, se degno, gli veniva concessa un'udienza con la dea. Nanshe stabilì controversie e trattati casi giudiziari tra i mortali.  
In possesso di un ranking più alto nel pantheon in questo periodo, Nanshe a volte condivideva gli stessi compiti di Utu, il dio tradizionale della giustizia. Si sedette sui santi troni con gli altri dèi importanti, ed è stata visto come una dea di protezione. A un certo punto, Ninurta, il potente dio della guerra, si rivolge a lei per essere guidato.

Negli Inni
In molti Inni è lodata in gran modo come Dea che come Enlil decide il destino, come Dea che aiuta chi è più sfortunato e ovviamente viene collegata anche al "trono" e all'acqua e ai pesci.
In altri viene lodata come Dea dell'abbondanza e della fertilità.

 
Fonte

http://kristinking.org/2011/02/27/inanna-and-nanshe/ 
http://goddesses-and-gods.blogspot.it/2011/04/goddess-nanshe
html://wikipedia.org/wiki/Nanshe

mercoledì 15 ottobre 2014

Tutto cade

Tutto cade, tutto ciò che vedi intorno a te cade o cadrà un giorno, niente è immortale, niente è abbastanza forte da sorregere il peso di tutto ciò che lo circonda in queta dimensione o almeno credo. Anche la montagna che è imponente e immbobile che fa affiorare in noi lo stereotipo di forza immortale e invarcabile in persona alla fine viene erosa dagli agenti climatici, e se anche questi agenti dovessero metterci milleni, quella montagna alla fine terminerà di essere così imponente come tutto. Ci sono montagne e montagne, c'è a chi basta una parola per crollare e c'è chi ha bisogno di milioni di catastrofi o semplicemente il trucco per far crollare qualsiasi cosa sta nel colpire nel punto debole in modo che basti un solo colpo per far crollare quell'impero instaurato. Noi uomini ci elogiamo tanto, con il nostro egocentrismo che non fa altro che accellerare il processo di deterioramento e che ci porta come ogni giorno ad un'altra caduta di un'altra torre di Babele. Ogni cosa è creata col fine di cadere e infine di rinascere in altro.

martedì 14 ottobre 2014

Nabu

Nome Nabu o Illuminato, Profeta
Genitori Marduk e Sarpanitum
Pianeta Mercurio
Consorte Tašmetu e/o Nanaya
Simboli Calamaio, drago e serpente
Funzioni Dio degli scribi, della sagezza, della scrittura e ministro/scriba di Marduk




Nabu è la divinità protettrice di Borsippa ed è anche ministro oltre che figlio e scriba di Marduk. Il suo lavoro più importante da scriba è stato per l'appunto l'"Enuma Elish". Probabilmente come conseguenza del suo ruolo di scriba, Nabu presto divenne dio della scrittura, progressivamente presa in consegna dalla dea Nidaba per quella funzone. Come dio della scrittura, Nabu era anche il patrono degli scribi e da dio della scrittura Nabu divenne signore della saggezza, ereditando così una caratteristica del suo antenato divino Enki/Ea che è stato tradizionalmente accettato come il padre di Marduk.

Nel periodo neo-babilonese Nabu era alla pari con Bel/Marduk come capi congiunti del pantheon e co-governanti dell'universo.
Nabu era in origine una divinità semitica occidentale, citato nelle fonti Eblaitic con altri dèi di Ebla. E' stato assorbito nel culto di Marduk come ministro di Marduk, e dal periodo cassita in poi è stato accettato come figlio prgimogenito di Marduk con la coniuge Ṣarpanitum/Erua. Una lettera Neo-babilonese identifica Nabu come il fratello del dio Nergal/Lugal.
Ci sono due dee associate con Nabu come consorti, Tašmetu e Nanaya.
Nabu è sincretizzato con Ninurta, il suo rapporto con Marduk ricorda quello di Ninurta con Enlil. Egli è anche associato con Shasmas e Sin attraverso il suo simbolismo cosmologico della luce e dell'oscurità. Il dio si identifica con il pianeta Mercurio per via del nome che significherebbe "illuminato" oppure "profeta".

Il simbolo principale di Nabu è una singola fetta, verticale o orizzontale, a volte poggiante su una tavoletta di argilla o di una pedana. Questo cuneo rappresenta lo stilo di scrittura e probabilmente per la sua forma è anche lo scopo di suggerire la scrittura cuneiforme.
Il suo tempio principale si trova a Borsippa, nei pressi di Babilonia. A lui è sacro il calamaio e gli animali a lui sacri sono il drago e il serpente.

Fonti 
 http://it.wikipedia.org/wiki/Nabu
http://oracc.museum.upenn.edu/amgg/listofdeities/nabu/index.html

domenica 12 ottobre 2014

La realtà e il sogno

Ho passato giorni a cercare di capire se il sogno fosse realtà e se la realtà invece fosse il sogno, a chiedermi quale dei due fosse reale e quale fosse surreale quale strana barriera separasse la realtà dalla fantasia. Ho passato questo periodo a chiedermi < Se quando morirò invece mi sveglierò? Se tutto ciò fosse un sogno? Se tutto ciò che facciamo non avesse senso? > e posso dire di essere giunto ad una conclusione che ovviamente come tutto potrebbe variare con lo scorrere del tempo ma per lo meno adesso sono arrivato a ciò: entrambi sono reali.

Non c'è nessuna barriera che separa la realtà che si sta vivendo ora con quella che si vivrà nel sogno ma bensì vi è un varco che conduce, una porta o come la si vuol chiamare che ci permette di viaggiare da questa realtà, nella realtà del mondo onirico e il mezzo per farlo è appunto il sogno. Grazie al mondo onirico c'è chi prevede fatti, chi rivive esperienze passate, chi fa sogni stupendi e chi incubi che ci fanno capire che dentro di noi c'è qualcosa che ci turba e c'è qualcosa che è negativo nei nostri confronti. Il sogno come la trance sono il mezzo che ci permettono di viaggiare a noi ragni in quell'immensa ragnatela che collega tutto e tutti che ci serve ad aiutare, capire, correggerci, illuminarci e che ci conduce ad altre infinite possibilità di riuscire a raggiungere uno scopo. Dato che non c'è appunto differenza fra realtà e sogno avrebbe comunque tutto ciò che sto scrivendo e vivendo in questo presente un immenso senso dato che servirebbe a prepararmi per qualcosa di ancora più grande. Per il resto, non mi resta che continuare a vivere questa esperienza del presente e della vita apprendendo ciò che il destino ha in serbo me.

sabato 11 ottobre 2014

Marduk/Bel

Nome Marduk (Altri 50 nomi)

Figli Nabu
Moglie Sarpanitum
Genitori Enki e Ninhursag
Simbolo Drago/Serpente
Pianeta Giove
Numero 50
Ministro Nabu
Funzioni Dio degli dei, dell'acqua, della vegetazione, del vento, della guerra, degli eroi, del vento, della tempesta, della sapienza, del giudizio, della magia, del destino.










Marduk (lingua accadica, più diffusamente conosciuto nella letteratura religiosa babilonese con il nome di Bēl, "Signore") è, nella religione babilonese, il "re degli dèi" e divinità protettrice dell’antica città di Babilonia. Il dio babilonese Marduk è attestato già in antiche fonti sumeriche (ad esempio nella Lista degli dèi rinvenuta ad Abu Salabikh) nella forma di damar.UD (o AMAR.UTU) nel possibile significato di "Giovane toro del dio Sole" o "Giovane discendente del dio Sole", il segno AMAR può indicare infatti ambedue i significati, mentre UD/UTU sta a significare il dio Sole. Successivamente, quando Babilonia divenne il centro politico della valle dell’Eufrate durante l’era di Hammurabi (II millennio a.C.), tale figura divina cominciò ad acquisire maggiore importanza all’interno del pantheon babilonese, posizione consolidata nella seconda metà del II millennio a.C. e infine glorificata in qualità di re degli dèi nel poema religioso babilonese Enûma Eliš, finendo per caratterizzare questi dèi come aspetti della sua persona.
Viene simboleggiato dal pianeta Giove ed il numero ad esso dedicato è il 50, attribuito precedentemente ad Enlil, di cui ormai fa le veci come re degli dèi.
Nabu, il dio della saggezza, è il figlio di Marduk non che suo ministro. Il suo simbolo è un serpente-drago. La moglie di Marduk è Sarpanitum.


Mitolgogia

Enuma Elish
Prima che la Terra e il Cielo fossero creati, le acque primordiali erano mescolate fra loro, in un unico grande elemento. Dall’unione di Apsu, l’acqua dolce, e di Tiamat, l’acqua salata, hanno origine tutti gli altri dei per tre generazioni. Questi nuovi e giovani dei sono irrequieti e creano disturbo al punto che Apsu non riesce a riposare a causa del continuo rumore da essi provocato. Apsu si reca col suo consigliere Mammu dalla dea Tiamat per discutere sulla situazione e le comunica la sua intenzione di uccidere tutti gli dei da loro creati e porre fine al terribile caos. Nonostante la sua signora si opponga all’assassinio dei figli, Apsu, incoraggiato da Mammu, decide di mettere in atto il suo proposito. Ma Ea, il più saggio e potente fra i nuovi dei, viene a scoprire il terribile piano di Apsu ed escogita un modo per evitare che questo si compia. Riesce a far cadere Apsu e Mammu in un sonno profondo e una volta neutralizzati li uccide. A questo punto, viene a crearsi un nuovo ordine; Ea comincia a vivere con la sua sposa Damkina e genera il grande Marduk, perfetto nello spirito e nel corpo e destinato a dominare il mondo.
Ma Tiamat, furiosa e sofferente per la morte del marito, decide di vendicarsi e di scatenare una guerra contro i giovani dei. A questo scopo, si allea col terribile mostro Quingu, divenuto il suo nuovo marito, e comincia i preparativi per lo scontro, creando un temibile esercito costituito anche da terribili demoni. Ea e Anu, sconcertati, cercano di convincere la dea a desistere, ma spaventati dalla sua ira, tornano sui loro passi. A questo punto i giovani dei si riuniscono in consiglio per decidere cosa fare. Qui si presenta Marduk, valoroso e potente, e propone di affidare a lui il compito di sconfiggere la dea Tiamat.
Colpito dalla sua immensa forza e destrezza, il consiglio accetta la proposta di Marduk, che armato da potenti venti, va incontro al suo destino. Marduk affronta Tiamat e la colpisce scatenandole contro i venti, costringendola così ad aprire la bocca. Il terrificante tornado scatenato dai forti venti le entra nel corpo, paralizzandola. Marduk può così colpirla con una freccia e ucciderla, penetrandola con la spada attraverso la bocca spalancata. Tiamat viene smembrata e il suo corpo è diviso in due: la parte superiore va a costituire il cielo e la parte inferiore la terra. Dal sangue versato dall’uccisione di Quingu hanno origine gli uomini, che diventano i servi degli dei.
Marduk diventa a questo punto il sovrano di tutti gli dei e il poema si conclude con la sua celebrazione e l’elenco dei suoi cinquanta nomi.



Babilonese
In origine la figura di Marduk era considerata oscura e solo in seguito fu collegato all’acqua, vegetazione, il giudizio e la magia. È stato considerato come il figlio di Ea (Enki in sumero) e Damkina nonché erede di Anu, ma qualsiasi tratto caratteristico Marduk potesse possedere, fu offuscato dagli sviluppi politici attraverso cui la valle dell’Eufrate fu sottoposta infondendo in lui tratti caratteristici, in precedenza attribuiti solamente alle divinità maggiori del Pantheon babilonese. Ci sono in particolare due divinità Ea e Enlil, i cui poteri e tratti caratteristici passarono a Marduk. Nel caso di Ea, questa transizione avviene pacificamente e senza danneggiare la vecchia divinità. Marduk assume l’identità di Asarluhi, il figlio di Ea e dio della magia, in questo modo Marduk fu inserito all’interno del Pantheon di Eridu da cui provengono originariamente sia Ea che Asarluhi. Il padre Ea riconosce volontariamente la superiorità del figlio a cui passa volontariamente nelle sue mani il controllo dell’umanità. Questa associazione tra Marduk ed Ea, pur indicando il passaggio della supremazia una volta posseduta da Eridu come centro politico e religioso, può riflettere un'antica dipendenza di Babilonia da Eridu, non necessariamente di carattere politico, ma legata alla diffusione culturale nella valle dell’Eufrate dal sud al nord. Si tratterebbe cioè di un riconoscimento di Eridu come l’antico centro da parte di quello più giovane.


Tarda Età del Bronzo

Mentre la relazione tra Ea e Marduk viene rimarcata con armonia e con una amichevole abdicazione da parte del padre in favore del figlio, l’assorbimento dei poteri di Enlil di Nippur da parte di Marduk ne causò un evidente calo di prestigio a spese di Enlil. Dopo i giorni di Hammurabi, il culto di Marduk eclissò quello di Enlil, sebbene Nippur ed il culto di Enlil vissero un periodo di rinascita durante i quattro secoli del controllo di Babilonia da parte dei Cassiti (c. 1570 a.C. – 1157 a.C.), il definitivo e permanente trionfo del culto di Marduk su Enlil diventa effettivo con l’impero Babilonese. L'unico serio rivale di Marduk dopo il 1000 a.C. fu Aššur in Assiria. Nel sud dell’impero Marduk regna sovrano. Egli è solitamente indicato come ‘’Bel’’ (Signore), anche come bel rabim grande signore, bêl bêlim "Re dei Re", ab-kal ilâni bêl terêti "Re degli dei", aklu bêl terieti "il saggio, Signore degli oracoli", muballit mîte "resuscitatore dei morti", etc. Quando Babilonia divenne la capitale della Mesopotamia, la divinità protettrice di Babilonia fu elevata al livello di divinità suprema. Al fine di spiegare come Marduk prese il potere, nell’Enûma Elish, il quale racconta la storia della nascita di Marduk, furono scritte gesta eroiche trasformandolo nel sovrano degli dèi. Tali eventi possono essere visti come una forma di Apologetica Mesopotamica. In questo documento furono inclusi i cinquanta nomi di Marduk.
Nell'Enûma Elish si narra che, dopo avere sconfitto e ucciso Apsu, Ea si stabilì con la moglie Damkina nella dimora del dio ucciso; la coppia ebbe un figlio, Marduk, che nacque dal cuore del defunto Apsu. La narrazione continua con la guerra civile tra gli dei, scoppiata dopo che Ea aveva spodestato e ucciso Apsu; il conflitto stava crescendo fino ad assumere le dimensioni di una battaglia finale. Gli dei Anunnaki si riunirono al fine di trovare un dio in grado di sconfiggere i nuovi crescenti dei che minacciavano la loro esistenza. Marduk, divinità molto giovane, rispose alla chiamata e come ricompensa gli fu promessa la guida degli dei. Per prepararsi alla battaglia, egli fa un inchino, piega le frecce, afferra una mazza, lancia dei fulmini dinanzi a lui, riempie il suo coro con le fiamme, crea una rete per circondare Tiamat al suo interno, raccoglie a se i quattro venti affinché nessuna parte di essa possa scappare, crea sette nuovi venti cattivi come il turbine ed il tornado, solleva la sua arma più potente, e diluvia. Poi si prepara per la battaglia, cavalcando il suo carro di tempesta trainato da quattro cavalli con il veleno nelle loro bocche. Nelle sue labbra trattiene un incantesimo ed in una mano afferra una pianta per contrastare il veleno. Per cominciare, sfida la signora degli dei Anunnaki, il primordiale drago marino Tiāmat in un singolo combattimento, sconfiggendola e imprigionandola nella sua rete, per poi soffiarle contro con i suoi venti, e penentrando il suo stomaco con una freccia.
Infine egli si dirige contro Kingu, che Tiamat aveva messo a capo dell’esercito e che indossava le Tavolette dei Destini, strappandogliele dal petto ed assumendo infine la sua nuova posizione come Signore degli Dei. Sotto il suo regno furono creati gli uomini, con lo scopo di sopportare il peso della vita, affinché gli dei potessero trarne piacere.
Marduk veniva raffigurato come un essere umano, spesso con il suo simbolo del serpent-drago che aveva preso al dio Tishpak. I testi babilonesi parlano della creazione di Eridu da parte del dio Marduk come la prima città, “la città santa, la dimora degli altri dei per il loro diletto”.

La fine di Marduk
Se un mito celebra Marduk, un altro lo butta nella polvere. In epoca neoassira Babilonia è preda di eserciti stranieri ed in balia di una forte crisi economica e sociale. Gli assiri si prendono gioco di Marduk nel processo di Marduk, mito dove l'impianto accusatorio contro Marduk è nelle mani della maggiore divinità Assur. La stessa popolazione babilonese si sente abbandonata del proprio nume tutelare e l'Epopea di Erra immagina i motivi mitici dell'abbandono. E' una rappresentazione polemica della divinita, un vecchio impotente che cammina strascicando i piedi. La sua corona è appannata e i suoi ornamenti sono sporchi. Un dio che lascia Babilonia, ingannato da Erra (Nergal) alla ricerca di inesistenti artigiani-demoni che possano lustrare la sua argenteria!

Paredra di Marduk era Zarpanit, dea che garantiva la gloria del nome e l'abbondanza della discendenza. Presso i fenici e gli ugaritici Marduk e Shamash si fondono nella figura del preesistente Bel (Baal). Nella Bibbia ritroviamo Marduk trasformato in Mardocheo, che vive con la nipote Ishtar (Ester). Fra le tante suggestioni bibliche di Alfred Döblin in Berlin Alexanderplatz non poteva mancare il riferimento a Mardocheo:

Nella città di Susa viveva un vecchio di nome Mardocheo che aveva allevata Ester, la figlia di suo zio e la ragazza era formosa e di bell'aspetto...
(da Berlin Alexanderplatz, ed. Rizzoli 1995, p. 24)

Fonti
http://www.antika.it/003193_marduk.html
http://it.wikipedia.org/wiki/Marduk

venerdì 10 ottobre 2014

Enlil/Ellil

 
Dimora Cielo
Nome Enlil, Signore delle tempeste
Numero Sacro 50
Genitori Anshar e Kishar
Consorte Ninlil
Simboli Elmo cornuto,
Quattro creatori An, Ea, Enlil, Ninhursag
Triade cosmica An, Ea, Enlil
Figli Sin/Nanna, Ninurta, Nisaba, Enbilubu, Enki
Funzioni Dio del respiro, del vento, dell'altezza, della distanza, dio del tempo meteorologio, delle tesmpeste, della guerra, dell'agricoltura, dell'atmosfera, padre degli dei.
Enlil (nLin) (EN = Signore + Lil = Vento, "Signore della tempesta") è il Dio del respiro, del vento, dell'altezza e della distanza. Era il nome di una divinità capo elencata e scritta nella religione sumera e più tardi in accadico (assiro e babilonese), ittita, cananea e su altre atavolette di argilla e pietra mesopotamiche. Il nome è probabilmente pronunciato a volte tradotto in "Ellil" in seguito alla letteratura accadica, ittita, cananea. In seguito in accadico, Enlil è il figlio di Anshar e Kishar.
Il mto di Enlil e Inanna narra di quando Enlil era un giovane Dio, lui fu bandito da Ekur a Nippur, sede degli dei, al Kur, il mondo sotterraneo per sedurre una dea di nome Ninlil. Ninlil lo seguì negli inferi, dove portava il suo primo figlio, dio della luna Sin (sumerico Nanna/Suen). Dopo altri tre figli a Enlil fu permesso di tornare nell'Ekur
Eri era conosciuto come l'inventore del mattok, una zappa/piccone, e aiutava a far crescere le piante.


Cosmologia/Genealogia
Enlil, insieme ad Anu/An, Enki e Ninhursag erano dèi dei Sumeri. I creatori del genere umano.
Con sua moglie Ninlil o Sud, Enlil era il padre del dio della luna Nanna/Suen (in accadico, Sin) e di Ninurta (chiamato anche Ningirsu). Enlil è il padre di Nisaba, la dea del grano, di Pabilsag che è a volte identificato con Ninurta, e talvolta di Enbilulu. Con Ereshkigal, Enlil, era il padre di Namtar.


Storicamente
Enlil è associato con l'antica città di Nippur, a volte indicato come la città culto di Enlil. Il suo tempio è stato chiamato Ekur, "Casa della Montagna". Tale era la santità acquisita da questo edificio che i sovrani babilonesi e assiri, fino agli ultimi giorni, fecero a gara l'un l'altro per abbellire e ripristinare la sede del culto di Enlil. Alla fine, il nome Ekur divenne la designazione di un tempio in generale.  
Raggruppate attorno al santuario principale, sorsero templi e cappelle agli dèi e dee, che formavano la sua corte, in modo che Ekur divenne il nome per un intero recinto sacro nella città di Nippur. Il nome "casa di montagna", suggerisce una struttura alta e fu forse la designazione dell'origine della torre in scena a Nippur, costruita ad imitazione di una montagna, con il santuario sacro del dio sulla parte superiore.
Enlil era conosciuto anche come il dio del tempo meteorologico. Secondo i Sumeri, Enlil ha contribuito a creare gli esseri umani, ma poi stancatosi del loro rumore, cercò di ucciderli con l'invio di un diluvio. Un mortale conosciuto come Utnapishtim, sopravvissuto al diluvio, con l'aiuto di un altro dio, Ea, fu reso immortale da Enlil, per farsi perdonare, dopo la furia iniziale.
Poiché Enlil era l'unico dio che riusciva a raggiungere An, il dio del cielodominò gli altri dèi i quali avevano un compito assegnato dal suo agente e avrebbero viaggiato fino a Nippur per attirare il suo potere. Egli è quindi visto come il modello della regalità. Enlil fu assimilato al nord "polo dell'eclittica". Il suo nome era il numero sacro 50.
 In un periodo molto precoce, prima del 3000 aC, Nippur era diventato il centro di un distretto politico di notevole entità. Le iscrizioni trovate a Nippur, dove sono stati effettuati scavi estensivi durante 1888-1900 di John P. Peters e John Henry Haynes, sotto gli auspici dell'Università della Pennsylvania, mostrano che Enlil era il capo di un vasto pantheon. Tra i titoli riconosciutegli sono "re delle terre", "re del cielo e della terra", e "padre degli dei". 


La cosmogonia
In principio vi era il Mare Primordiale (Nammu), probabilmente mai creato, e quindi eterno. Dal Mare ebbe origine la Montagna Cosmica, che aveva per base gli strati più bassi della terra, e per cima la sommità del cielo. La Montagna era formata da Cielo e Terra, ancora uniti insieme e non distinti. Il Cielo, nella personificazione il dio An, e la Terra, nella personificazione la dea Ki, generarono il dio dell'Aria Enlil. A questo punto avvenne la separazione: An "tirò" il Cielo verso di sé, mentre Enlil "tirava" la Terra, sua madre. Dall'incesto di Enlil e Ki nacquero tutti gli esseri viventi, dei, uomini, animali e piante.

Miti 

Enki e il Diluvio
Secondo la mitologia sumera, Enki aiutò l’umanità a sopravvivere al diluvio che fu scagliato sul mondo con lo scopo di distruggere l’uomo. Nella più recente Leggenda di Atrahasis, Enlil, il re degli dei e fratello di Enki, dispone di distruggere l’umanità, infastidito dall’incessante rumore che essi provocano, offensivo per le sue orecchie. Successivamente invia Siccità, Carestia e Piaga per eliminarla, ma Enki ostacola i piani del fratellastro insegnando ad Atraḫasis (per i babilonesi Utanapishtim) i segreti dell’irrigazione, dei granai e della medicina. L’umanità ricomincia a proliferare una quarta volta. Infuriato, Enlil, convoca in concilio gli Dei e strappa loro la promessa di non rivelare all’umanità i suoi piani sul loro totale annientamento. Enki non racconta di questa decisione ad Atrahasis, ma segretamente lo istruisce su come costruire una sorta di barca per la sua famiglia, o di come portarlo nel paradiso all’interno di una barca magica. Dopo sette giorni di Diluvio, Atrahasis libera in cielo una rondine, un corvo ed una colomba, nel tentativo di scoprire se le acque si sono ritirate in qualche luogo. Sul ponte della sua imbarcazione viene compiuto un sacrificio per gli dei che viene da essi apprezzato. Ma Enlil è arrabbiato poiché i suoi piani sono stati nuovamente vanificati, ed Enki viene indicato come il colpevole. Come il dio di ciò che noi chiameremmo ecologia, Enki spiega ad Enlil come sia ingiusto punire l’incolpevole Atrahasis per i peccati dei suoi compagni, e promette che gli dei non elimineranno l’umanità se praticheranno il controllo delle nascite e vivranno nel rispetto della natura utilizzando solo i mezzi che essa fornisce loro. La minaccia/promessa è stata fatta, se però gli esseri umani non adempieranno al loro compito e non manterranno fede al patto, gli dei saranno liberi di devastare la terra ancora una volta. Questo sembra essere il più antico mito del medio oriente tra quelli riguardanti il Diluvio universale.
Gli studiosi della mitologia mesopotamica, ritengono che Enki/Ea abbia dato origine ad Uriel, uno degli Arcangeli della tradizione ebraica, il quale comunicò a Noè la volontà di Dio di sommergere la terra con le sue acque ed istruendolo su come costruire un'arca che lo avrebbe condotto in salvo.


Il Bosco dei Cedri
Gilgamesh fece un sogno ed Enkidu disse: “Questo è il significato del tuo sogno. Il padre degli dèi ti ha dato lo scettro, tale è il tuo destino, ma non l’immortalità. Ti ha dato potere per sottomettere e per liberare... non abusare di questo potere. Sii giusto con i tuoi servitori, sii giusto di fronte a Ishtar ”. Il re Gilgamesh pensò allora al Paese della Vita, il re Gilgamesh ricordò il Bosco dei Cedri. E disse a Enkidu:
“Non ho inciso il mio nome sulle steli, come il mio destino decreta, andrò quindi nel paese in cui si taglia il cedro, mi farò un nome lì dove sono scritti quelli di uomini gloriosi”.
Enkidu si rattristò perché in quanto figlio della montagna conosceva le strade che portano al bosco. Pensò:
“Diecimila leghe vi sono dal centro del bosco, quale che sia la direzione da cui vi si entra. Nel cuore del bosco vive Humbaba (il cui nome significa ‘Enormità’). Egli soffia vento di fuoco e il suo grido è tempesta ”.
Ma Gilgamesh aveva deciso di andare nel bosco per mettere fine al male del mondo, il male di Humbaba. E poiché era del tutto intenzionato, Enkidu si preparò a guidarlo, non senza prima avergli spiegato quali erano i pericoli.
“Un grande guerriero che non dorme mai-disse- fa la guardia agli ingressi. Solo gli dèi sono immortali e l’uomo non può ottenere l’immortalità, non può lottare contro Humbaba”.
Gilgamesh si raccomandò a Shamash, il dio del sole. A questi chiese aiuto per la sua impresa.
Gilgamesh ricordò i corpi degli uomini che aveva visto galleggiare nel fiume mentre guardava dalle mura di Uruk. I corpi di nemici e amici, di conosciuti e sconosciuti. Allora intuì la propria fine e portando al tempio due capretti, uno bianco senza macchia e l’altro marrone, disse a Shamash:
“Nella città l’uomo muore, con il cuore oppresso l’uomo muore, non può ospitare speranza nel suo cuore... Ah!, lungo è il cammino per giungere alla dimora di Humbaba. Se questa impresa non può essere condotta fino alla fine, perché , oh Shamash, hai colmato il mio cuore dell’impaziente desiderio di realizzarla?”.
...E Shamash accettò l’offerta delle sue lacrime. Shamash, il compassionevole, gli concesse la propria grazia. Celebrò per Gilgamesh forti alleanze con tutti i figli della stessa madre, che riunì nelle grotte delle montagne.
Quindi gli amici incaricarono gli artigiani di forgiare le loro armi e i maestri trassero i giavellotti e le spade, gli archi e le asce. Le armi di ciascuno pesavano dieci volte trenta sicli e l’armatura altri novanta. Ma gli eroi partirono e in un giorno percorsero cinquanta leghe. In tre giorni fecero tanto cammino quanto ne fanno i viaggiatori in un mese e tre settimane. Prima di giungere alla porta del bosco dovettero attraversare sette montagne. Compiuto il cammino la trovarono, alta settanta cubiti e larga quarantadue. Tale era l’abbagliante porta, e non la distrussero a causa della sua bellezza. Fu Enkidu a scagliarvisi contro spingendo solo con le mani fino ad aprirla completamente. Poi discesero per arrivare ai piedi della verde montagna.
Immobili contemplarono la montagna di cedri, dimora degli dei. Lì gli arbusti ricoprivano il declivio. Per quaranta ore rimasero estasiati a rimirare il bosco e ad osservare il magnifico sentiero che Humbaba percorreva per raggiungere la sua residenza...
Scese la sera e Gilgamesh scavò un pozzo. Spargendo farina invocò dalla montagna sogni benefici. Seduto sui talloni, con il capo sulle ginocchia, Gilgamesh sognò ed Enkidu interpretò i sogni densi di pronostici. La sera successiva Gilgamesh chiese sogni favorevoli per Enkidu, ma i sogni che la montagna inviò furono di malaugurio. Gilgamesh non si ridestava ed Enkidu, compiendo grandi sforzi, riuscì a metterlo in piedi. Ricoperti delle loro armature cavalcarono la terra come se indossassero vesti leggere. Giunsero fino all’immenso cedro e, allora, le mani di Gilgamesh brandendo l’ascia abbatterono il cedro.

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Da lontano Humbaba lo intese e gridò infuriato:
“Chi è costui che ha violato il mio bosco e ha tagliato il mio cedro?”.
Gilgamesh rispose:
“Non tornerò nella città, no, non ripercorrerò il cammino che mi ha condotto al Paese della Vita, senza combattere con quest’uomo, se appartiene alla razza umana, senza combattere con questo dio, se è un dio... La barca della morte non navigherà per me, non esiste al mondo tela da cui ritagliare un sudario per me, né il mio popolo conoscerà la desolazione, né il mio focolare vedrà ardere la pira funebre, né il fuoco brucerà la mia casa ”.
Humbaba uscì dalla sua residenza e inchiodò l’occhio della morte su Gilgamesh. Ma il dio del sole, Shamash, sollevò contro Humbaba terribili uragani: il ciclone, il turbine. Gli otto venti di tempesta si abbatterono contro Humbaba in modo che questi non poté più avanzare né indietreggiare mentre Gilgamesh ed Enkidu tagliavano i cedri per entrare nei suoi domini. Perciò, Humbaba finì per presentarsi docile e atterrito di fronte ai due eroi. Promise i più grandi onori e Gilgamesh era sul punto di accettare e di abbandonare perciò le armi, quando Enkidu, interrompendolo, disse: “Non ascoltarlo! No, amico mio, il male parla attraverso la sua bocca. Deve morire per mano nostra!”. E grazie all’avviso del suo amico, Gilgamesh si riebbe. Impugnata l’ascia e sguainata la spada, ferì Humbaba al collo, mentre Enkidu faceva altrettanto, finché alla terza volta Humbaba cadde e rimase a terra morto. Silenzioso e morto. Allora gli distaccarono la testa dal corpo e, in quel momento, si scatenò il caos perché colui che giaceva era il Guardiano del Bosco dei Cedri. Enkidu abbatté gli alberi del bosco e trascinò le radici fino alle rive dell’Eufrate.
Poi, deposto il capo del vinto in un sudario lo mostrò agli dèi.
Quando Enlil, signore della tormenta, vide il corpo senza vita di Humbaba, furibondo tolse ai profanatori il potere e la gloria che erano stati di lui e li diede al leone, al barbaro, al deserto. Gilgamesh lavò il proprio corpo e trascinò lontano le proprie vesti insanguinate, indossandone altre immacolate. Quando sul suo capo brillò la corona reale, la dea Ishtar posò su di lui i suoi occhi. Ma Gilgamesh la respinse perché lei aveva perduto tutti i suoi sposi e li aveva ridotti alla servitù più abietta per mezzo dell’amore. Così disse Gilgamesh:
“Sei una rovina che non dà all’uomo riparo contro il maltempo, sei una porta secondaria che non resiste alla tempesta, sei un palazzo saccheggiato dagli eroi, sei un’imboscata che nasconde i suoi tradimenti, sei una piaga infiammata che brucia chi l’ha, sei un otre pieno di acqua che inonda il suo portatore, sei un pezzo di pietra tenera che fa sgretolare le mura, sei un amuleto incapace di proteggere in terra ostile, sei un sandalo che fa inciampare il suo padrone lungo il cammino!”.


TRIADE COSMICA


Fonte
http://en.wikipedia.org/wiki/Enlil

martedì 7 ottobre 2014

Luna - Crescente, Piena, Calante, Nuova


LUNA CRESCENTE
Quando nel calendario lunare la Luna è indicata come crescente, la direzione favorita è la crescita. Questo vale per ogni cosa, dalle piante ai progetti che facciamo, facendo attenzione al fatto che le nostre energie fisiche hanno una direzione centripeta, e di conseguenza più introiettiva. Tutto ciò che si fa per rafforzare, nutrire, accumulare e raccogliere energia a livello materiale e spirituale, in questi giorni è doppiamente efficace; si ingrassa più facilmente e le ferite faticano a guarire.
Il ciclo lunare riflette misteriosamente quello mestruale, e la Luna crescente è assimilabile al periodo che segue le mestruazioni, e che precede l’ovulazione. È la cosiddetta “fase della Vergine” o “Fanciulla”. L’energia è dinamica e radiante, e il corpo, libero dal ciclo procreativo, è più leggero e giovanile.
È un periodo buono per fare progetti, prendere iniziative, socializzare e comunicare. La mente è più analitica e focalizzata sugli obbiettivi da raggiungere. È importante assecondare il desiderio di indipendenza ed il dinamismo di questa fase, che spinge all’azione e al movimento.
Le Dee Vergini che più richiamano questa energia sono Artemide, Atena, Kore, Sekmet e Afrodite.
Il periodo della Luna crescente si può dividere in tre fasi:  

Luna Umida
La Luna Umida va dalla Luna Nuova al Primo Quarto di Luna. L’umidità è un principio di forte e duttile plasmabilità, analogo al Principio Femminile, notturno, e simbolicamente legato alla fase crescente della Luna. Fa rigonfiare le sostanze ed è un fattore di fecondità, crescita, sviluppo ed estensione. Comporta allargamento, imbibizione, malleabilità plastica.

Primo Quarto
Il Sole illumina un Quarto di Luna in fase crescente. Si disegna con una Luna, che abbia la prominenza a destra.
Il periodo del Primo Quarto è adatto alle conferme, all’incoraggiamento delle iniziative, ad ampliare la gamma di possibilità e di espressione. Diventa momento importante per rendere manifeste e benaccette le nostre iniziative.

Luna Calda
Si considera “calda” la Luna nella fase che va dal Primo Quarto alla Luna Piena. Tenendo conto che il calore è fonte di un’energia dinamica, capace di creare movimento, ardore, intensità e di promuovere una notevole fase di crescita, di espansione, di incremento e di affermazione, una Luna simile è alla base di una precisa volontà di conquista e di successo.


LUNA PIENA
Quando la Luna è piena siamo in un momento magico di passaggio, e tutta la natura, uomini, animali e piante, percepiscono questa forza. È un momento di pienezza e molti dei riti e delle Magie, hanno particolare riuscita in Luna piena, che accelera tutti gli eventi. In questi giorni i sogni sono più lucidi, le sale parto sono affollate, e le erbe medicinali raccolte sono più efficaci. Le ferite sanguinano maggiormente ed un albero, se potato, potrebbe morirne.
Come già accennato, il ciclo lunare riflette quello mestruale, e la Luna piena è assimilabile al momento dell’ovulazione. È la cosiddetta “fase della Madre”, e mentre il corpo si prepara alla maternità, la donna sembra riconoscere il suo legame con la Terra e tutte le creature, che esprime con un senso di pienezza e di armonia. Può succedere che l’autostima aumenti e ci si senta più belle, ma a differenza della fase della “Vergine”, non vi è egocentrismo ma solo desiderio di amare e di creare.
Questa fase offre la meravigliosa opportunità di donare il proprio sostegno agli altri (partner, figli, o chiunque altro), provando la gioia di sentirsi custodi della vita, sia attraverso vere e proprie azioni di aiuto agli altri, che attraverso l’espressione artistica della propria creatività.
La Luna Piena, tradizionalmente indicata nei calendari con un tondino bianco, sta ad indicare la massima riflessione della luce solare da parte della Luna. È la Luna “adulta”, il volto della Dea Madre realizzata, appagata, al massimo del suo splendore. Essa comporta visibilità, soddisfazioni, riconoscimento dei propri meriti, gratificazioni dalle nostre azioni e dalle nostre idee per tutti.
Le Dee madri associate a questa fase lunare sono Demetra, Gaia, Iside, Shakti, e molte altre.


LUNA CALANTE
Quando la Luna è calante, la direzione favorita è la diminuzione. Questo vale per qualunque cosa, facendo attenzione al fatto che le nostre energie hanno una direzione centrifuga in Luna calante, e quindi più diretta verso l’esterno e l’attività. La Luna calante depura, asciuga, trasuda ed espira, quindi è adatta per ogni tipo di pulizia della casa e del corpo, fare conserve, seguire diete dimagranti (in questi giorni si assimila meno), disintossicanti, depuranti, e ad affrontare operazioni chirurgiche, nonché ad allontanare cattive abitudini ed attitudini.
La semina e la piantagione di ciò che cresce sottoterra è favorita in questi giorni, oltre alla maggior parte dei lavori in giardino (lotta ai parassiti, concimazione, compostaggio).
La Luna calante, per ciò che concerne il flusso mestruale, è assimilabile a quella fase del ciclo che segue l’ovulazione, in cui l’ovulo è stato rilasciato ma non fecondato, e la donna inizia a sperimentare il suo lato interiore. Si tratta della cosiddetta “fase dell’Incantatrice”, caratterizzata da un enorme rilascio di energia creativa dentro di sé, che se non viene incanalata positivamente, può anche sfociare in una crescente irrequietezza, rabbia e frustrazione.
Aumenta il bisogno di concentrarsi sul mondo interiore, e tutte le tematiche psicologiche, spirituali ed esoteriche si fanno più rilevanti. È importante esprimere attivamente questo sovraccarico di energia ed esternare i propri pensieri intuitivi e le proprie emozioni, per evitare atteggiamenti autodistruttivi.
Rappresenta simbolicamente la Dea Anziana, saggia e talvolta terribile, poiché sa che è necessario distruggere per poter ricostruire. Nella concezione circolare del tempo, consono alla Natura, non è possibile accumulare all’infinito, tuttavia è essenziale imparare a lasciarsi alle spalle quanto acquisito, per poter procedere verso la nuova nascita.
Le Dee Sagge associate a questa fase sono Ecate, Morrigan, Kali ed altre.
Il periodo della Luna calante può essere suddiviso in tre parti:

Luna Secca
La Luna “Secca” è quella che intercorre tra la Luna Piena e l’Ultimo Quarto. La secchezza è simbolicamente in analogia con il Principio Maschile, solare, diurno.
Contrariamente all’espansione “umida”, la Luna Secca esprime energie che comportano una retrazione della sostanza, producono restringimento e riduzione. Quindi favoriscono l’assottigliamento, l’affinamento, la selezione e la scelta, in un’ottica di ricerca dell’essenziale, della compattezza. È ovviamente legata alla fase calante.

Ultimo Quarto
Tradizionalmente rappresentato con la prominenza a sinistra, indica il momento nel quale un quarto della superficie lunare è illuminato. Si verifica quando la Luna è calante, alla rincorsa del suo sposo Sole.
La fase dell’Ultimo Quarto è un momento di vaglio, di cernita, di selezione severa e di verifica. È allora che si avviano i processi di individuazione ed eliminazione di ciò che è diventato obsoleto ed è necessario eliminare, trascurare, superare o dimenticare. L’Ultimo Quarto di Luna aiuta tutti a mettere a fuoco le cose con occhi capaci di valutarne la validità, e la capacità di cernita del buono dal cattivo è molto spiccata.

Luna Fredda
Viene denominata Luna Fredda, la fase lunare che intercorre tra l’Ultimo Quarto e la Luna Nuova. Si tratta di un’energia che è l’esatto opposto di quella che caratterizzava la fase calda della Luna, e di conseguenza sarà in analogia con il principio statico contrario all’espansione.
Comporta una forza che si esplica attraverso la concentrazione, la retrazione e l’immobilismo. Possiamo pensare alla fase di Luna Fredda come ad un periodo nel quale le energie si concentrano, si inibiscono e si irrigidiscono, frenando ogni processo plastico.



LUNA NERA
Quando la Luna nel calendario lunare è indicata come “nera”, è un momento magico di passaggio. La Luna rimane per due o tre giorni nella stessa costellazione del Sole, perciò la Luna Nuova è sempre nello stesso segno del Sole (e di conseguenza quando è piena, è nel segno opposto). Avviene tutti i mesi in segni successivi, e la forte energia rinnovatrice che sprigiona, è patrimonio di tutti.
In questa fase la Luna si congiunge al Sole, celebrando il matrimonio simbolico tra maschile e femminile, tra l’archetipo della notte (la sensibilità) e quello della luce (la vitalità). Sancisce, cioè, una sorta di nuovo inizio, non un capodanno, ma un “capomese”, propizio di volta in volta all’investimento in nuovi territori.
Essendo un momento di forte trasformazione, è molto adatto a chiudere con il passato per aprire nuovi capitoli. La capacità di disintossicarsi e rigenerarsi del corpo e della Natura sono al massimo, ed un albero malato potrebbe guarire grazie ad una sola potatura in questo giorno.
La fase di Luna Nera è associabile al momento di forte trasformazione e rilascio di energie, che accompagna il flusso mestruale. È un periodo di introspezione, in cui i processi mentali sono rallentati, mentre affiorano le emozioni, e l’estrema sensibilità che caratterizza questi giorni può rendere il mondo esterno troppo pesante da sopportare.
La donna si apre ad energie ed istinti primordiali, dove l’intuito e l’onirico hanno un ruolo primario. È questa la cosiddetta “fase della Strega”, in cui è importante assecondare il bisogno del nostro corpo di ritirarsi dal mondo, per riconnettersi con il proprio Sé, anche attraverso la Magia, la Divinazione, la preghiera e la Meditazione.
Le Dee associate alla fase della Strega sono Ecate, Persefone, Kali ed altre.




lunedì 6 ottobre 2014

Rituale della Passione

Rituale per aumentare la passione intorno a se. La descrizione è vaga, mi è sorto durante uno stato di veglia di meditazione consigliatomi da Inanna. Potete aggiungere quel che volete consiglio di farlo durante la luna crescente e di farlo di venerdì sotto l'influenza di Venere.

"Dona 6 baci in mio nome
Brucia 7 rose rosse concentrandoti sulla fiamma, alla luce di una rossa candela mentre le rose bruciano guarda mentre ardono i petali, mentre prendono vita, concentrati sulla fiamma e sulla rosa che brucia e dedicala a me.
Raggiunto il traguardo brinda 6 volte per gioire in modo da commemorare e da chiudere il tutto con la gioia del brindisi in mio nome"

Spiegazione:
I baci sono da donare sulla guancia e se si può anche un bacio a stampo o ancora meglio con la lingua se si ha bisogno di riaccendere la passione nel proprio partner. Tornando al bacio sulla guancia esso non può essere dato a chiunque basta che viene dato in nome di Inanna.
La passione inizia ad accendersi alla prima rosa bruciata dedicandola ad Inanna, ovviamente più se ne bruciano più la passione aumenta, per /chiudere fermare il rituale si deve rilasciare in acqua di fonte la cenere che dovrà essere tenuta in un sacchettino rosso se si può. I brindisi servono per concludere il rituale e mantenere la passione attiva. Consuma diversa energia, ma aumenta la passione verso di voi e in voi nelle persone che hanno dell'attrazione, anche se minima verso di voi.
Passione intesa come amorosa e sessuale.


Funzionante

venerdì 3 ottobre 2014

Enki/Ea


Dimora Abzu/Aspu
Nome Enki, Ea, El, Yah, Elohim (En=En
Numero Sacro 40
Genitori Nammu
Consorte Ki/Ninursagh
Simboli Corona ornata di Corna, Capra, Carpa, Corvo, Canne, Serpente, Caduceus,
Giorno Lunedì
Zodiaco Capricorno
Quattro creatori An, Ea, Enlil, Ninhursag
Triade cosmica An, Ea, Enlil
Figli Ne ha avuto diversi accoppiandosi con le stesse figlie, il più importante è Marduk 
Funzioni Dio dell'acqua, mare, laghi, fiumi, signore dell'Aspu, della creazione, della sagezza, dei "Me", della bontà, della pazienza, dell'abbondanza, della fertilità, della magia, della vita, della giustizia, della risoluzione, del Kur    (oltretomba), del soccorso, della persuasione, della medicina.
   Consigliere Isimud



Enki è un dio della Mitologia sumera, più tardi conosciuto come Ea in accadico e nella mitologia babilonese. Originariamente era identificato come la divinità protettrice di Eridu, la capitale religiosa dell'antica Mesopotamia. Più tardi l'influenza del suo culto si diffuse in tutta la Mesopotamia, nella regione di Canaan e tra gli Ittiti e gli Hurriti. Era la divinità dei mestieri (gašam), del bene, dell'acqua, del mare, dei laghi (a, aba, ab), della sapienza (gestú, letteralmente "orecchio") e della creazione (Nudimmud: nu, somiglianza, dim mud, generare). È stato associato alla fascia meridionale delle costellazioni chiamate stelle di Ea, ma anche con la costellazione AŠ-IKU, il quadrato di (Pegaso). Il suo numero sacro è il 40.
Un vasto numero di miti riguardanti Enki sono stati raccolti da molti siti di scavo, estesi dal sud dell’Iraq fino alla costa orientale. Le sue prime apparizioni possono essere rinvenute in iscrizioni cuneiformi attraverso tutta la regione, risalenti prevalentemente a partire dal terzo millennio dell'era ellenistica. I suoi miti sembrano aver influenzato alcune storie bibliche e coraniche.
L'esatto significato del suo nome è incerto: comunemente viene tradotto come "Signore della terra": il sumerico EN viene tradotto con l'equivalente di signore, originariamente veniva attribuito agli Alti Sacerdoti; KI è spesso tradotto con terra. Esistono altre teorie riguardante l'attributo ki, indicando come origine un probabile kig2 che significa pesce (o meglio un tipo di pesce), o kur che significa tumulo sepolcrale. Il nome Ea è probabilmente di origine hurrita mentre altri sostengono che probabilmente sia di origine semitica e possa avere una derivazione dalla radice semitica occidentale *hyy la quale significa "vita" ed in questo caso utilizzato per "primavera", "acqua corrente". In sumerico E-A significa "la casa dell’acqua" ed è stato suggerito che questo nome fosse originariamente attribuito al tempio della divinità di Eridu.

Attributi 


Il principale tempio di Enki è chiamato E-abzu, che significa tempio abzu (anche E-en-gur-a, che significa casa delle acque sotterranee), un tempio di tipo ziggurat circondato dalle paludi dell’Eufrate presso l’antica costa di Eridu nel Golfo Persico. Egli era il custode dei poteri divini chiamati Me, i doni della civilizzazione. La sua immagine è un serpente con una doppia ellisse, o Caduceus ---------------------->
molto simile al Bastone di Asclepio utilizzato come simbolo della medicina. Viene spesso raffigurato con una corona ornata di corna della divinità vestita con la pelle di una carpa. Considerato come il modellatore del mondo, dio della saggezza e di tutta la magia, Enki era caratterizzato come il signore di Abzu (Apsu in Accadico), il mare d'acqua dolce o sotterraneo situato all’interno della Terra.

Nel successivo racconto epico babilonese Enûma Eliš, Abzu, il generatore degli dei è inerte e addormentato ma la sua pace viene disturbata dagli dei più giovani, così predispone che vengano distrutti. Suo nipote Enki, scelto per rappresentare i giovani dei, lancia un incantesimo su Abzu incantandolo in un lungo sonno, in modo da confinarlo nelle profondità della Terra. Successivamente Enki stabilisce la propria dimora nelle profondità di Abzu. Enki, quindi, assume tutte le funzioni di Abzu, compresi i suoi poteri come signore delle acque e della fertilità.
Le prime iscrizioni reali del terzo millennio a.C. menzionano “le canne di 
 Enki” (Phragmites australis) ------------------------------------------------->
Nonostante tali canne fossero un importante materiale dedicato alla manifattura, come nell'intreccio di cestini e contenitori, e raccolto all’esterno delle mura cittadine, era utilizzato principalmente per il trasporto dei morti o dei malati. Questo fatto collega Enki con il Kur o l’oltretomba della mitologia sumera. In un’altra tradizione ancora più antica, Nammu, la dea creatrice della materia primordiale e divinità madre ritratta come “colei che ha dato alla luce i grandi dei”, veniva raffigurata come la madre di Enki e forza creatrice dell’acqua, e si diceva che la sua esistenza precedesse quella di Ea-Enki.
Benito afferma "Con Enki si osserva un interessante cambiamento nel simbolismo dei sessi", l'agente fertilizzante è anche l’acqua, in Sumero 'a' o 'Ab che significa anche sperma. In un passaggio di un inno sumero, Enki si sofferma su degli alvei vuoti e li riempie con la sua 'acqua'. Questo passaggio potrebbe riferirsi alla ierogamia (rito di accoppiamento fra due divinità) o matrimonio sacro di Enki con Ki/Ninhursag (la terra).
I suoi simboli includono una capra ed un pesce, che poi combinati insieme in un'unica bestia si trasformano nella Capra del Capricorno, riconosciuta anche come la costellazione zodiacale del Capricorno .

-----Miti-----

Enki e Ninhursag e la creazione della vita e della malattia

Il mito cosmogenico diffuso comunemente nella terra dei Sumeri, era quello della Ierogamia, un matrimonio sacro in cui i principi divini in forma dualistica degli opposti si sono riuniti come maschio e femmina per dare vitsmo. Nel poema epico Enki e Ninhursag, Enki come signore di Ab o delle acque dolci (anche la parola al co a sumera per sperma), vive con la moglie nel paradiso di Dilmun dove:
« La terra di Dilmun è un luogo puro, la terra di Dilmun è un luogo pulito,
La terra di Dilmun è un luogo pulito, la terra di Dilmun è un luogo luminoso;
Colui che è solo se stesso giù nel Dilmun,
Il luogo, dopo che Enki si è pulito, quel luogo è luminoso. »


Nonostante sia un luogo dove "il corvo ferito non grida" e "il leone non viene ucciso, il lupo non afferrò l'agnello, sconosciuto era l'uccisore del cane infanticida, sconosciuto era il grano divorato dal cinghiale", Dilmun non aveva acqua e Enki, sentite le grida della sua dea Ninsikil (dea protettrice di Dilmun), ordina al Dio-Sole Utu di portare acqua fresca dalla terra a Dilmun. Come risultato:

« La sua città Beve l'Acqua dell'Abbondanza,
Dilmun Beve l'Acqua dell'Abbondanza,
I suoi pozzi di acqua amara, si sono tramutati in pozzi di acqua buona,
I suoi campi e le sue fattorie producono colture e cereali, 

La sua città, ecco che è diventata la casa delle banche e le banchine della terra. » 

Il racconto successivo, con analogie al racconto biblico del frutto proibito, ripete la storia di come l'acqua fresca dia vita ad una terra arida. Enki, Il Signore delle Acque, "ha causato il flusso dell'acqua del cuore" e rendendo fertile la sua consorte Ninhursag, conosciuta anche come Ki o Terra, dopo "I suoi nove giorni divenuti i suoi nove mesi, i mesi della 'femminilità'… come il burro buono, Nintu, la madre della terra, … come burro, diede alla luce Ninsar (dea delle piante)". Quando Ninhursag lascia Enki, egli giace sopra Ninsar in qualità di Signore delle Acque. Enki non sapeva che ella fosse sua figlia, ed a causa della somiglianza di Ninsar con la sua assente consorte, la seduce avendo un rapporto sessuale con lei. In seguito Ninsar diede alla luce Ninkurra (Signora della fecondità e del pascolo), ma Enki viene nuovamente lasciato restando solo. Per la seconda volta Enki, nella sua solitudine, trova e seduce Ninkurra, e dall'unione dei due viene alla luce Uttu (ragno tessitore, il tessitore della rete della vita).

Per la terza volta Enki soccombe alla tentazione, e tenta di sedurre Uttu. Sconvolto dalla reputazione di Enki, Uttu si consulta con Ninhursag, che, sconvolta dalla natura capricciosa e promiscua del suo sposo, consiglia Uttu di stare lontano dalle rive del fiume ed dai luoghi a rischio inondazione, casa di Enki. In un'altra versione del mito Ninhursag prese il seme di Enki dal grembo di Uttu e lo seminò nella terra dove rapidamente germinarono otto piante. In questo racconto troviamo Isimud (dio messagero di Enki), con il doppio ruolo di servo e assistente:

"Enki, nella palude, nella palude giace disteso, Cosa è questo, cosa è questo. Il suo messaggero Isumud gli risponde, Mio Re, questo è un albero-pianta, gli dice. Lo taglia per lui ed Enki lo mangia".

E così, nonostante gli avvertimenti, Enki consuma gli altri sette frutti. Consumando il suo stesso sperma, Enki cade in uno stato di gravidanza con vari rigonfiamenti nella sua mascella, nei suoi denti, nella sua bocca, nei suoi fianchi, nella sua gola, nelle sue membra e nelle sue costole. Gli dei confusi non sanno cosa fare, e gli gridano di sedersi nella polvere. Poiché Enki non possedeva un utero con cui partorire, stava morendo a causa dei gonfiori che andavano peggiorando. A questo punto del racconto compare la volpe che si reca da Enlil, Re degli Dei, domandandogli:

 "Se porto Ninhursag al tuo cospetto, quale sarà la mia ricompensa?. Successivamente la sacra volpe ritrovò la dea Ninhursag portandola al cospetto di Enlil."


Ninhursag cede alle richieste e prende l'Ab (acqua o seme) di Enki all'interno del suo corpo, e diede alla luce gli dei della guarigione da ogni parte del suo corpo. Abu per la Mascella, Nintul per l'anca, Ninsutu per il dente, Dazimua per il Fianco, Eshagag per gli Arti. L'ultimo, Ninti (dalla costola) che è anche un gioco di parole per la Signora della Vita, il titolo proprio di Ninhursag. La storia riflette simbolicamente il modo in cui viene portata avanti la vita con l'aggiunta dell'acqua dalla terra, ed una volta cresciuta, l'acqua è necessaria per portare le piante a frutto. Si consiglia anche l'equilibrio e la responsabilità, nulla deve eccedere. Ninti, il titolo di Ninhursag, significa anche la madre di tutti i viventi, e più tardi fu il titolo dato alla dea hurrita Kheba. Nella Bibbia fu anche il titolo dato a Eva, in Khavvah Ebraico (חוה), in aramaico Hawwah, che venne fatta da una costola prelevata dal petto di Adamo, in una strana analogia del mito Sumero, in cui Adamo, non Enki, cammina nel Giardino dell'Eden.

Enki e la Creazione dell'Uomo

Dopo sei generazioni di Dei (nel racconto babilonese Enuma Elish), nella settima generazione (accadico shapattu o sabath), i dei più giovani chiamati Igigi, i figli e le figlie di Enlil e Ninlil, si rifiutarono di svolgere i loro doveri e continuarono nella loro opera di creazione. Abzu, il Dio delle acque dolci, co-creatore del cosmo, per punirli minacciò di distruggere il mondo inondandolo con le sue acque. Terrorizzati, gli dei si riunirono per cercare di salvare le loro creazioni. Enki promise di aiutarli e di confinare Abzu nei canali di irrigazione e di confinarlo nel Kur, sotto la sua città di Eridu. Ma l'universo era ancora minacciato da Tiamat, infuriata a causa dell'imprigionamento di suo marito e consorte Abzu, e dietro suggerimento di suo figlio e visir (consigliere) Kingu, decide di portare avanti l'opera di distruzione iniziata da Abzu. Gli dei si riunirono nuovamente terrorizzati, e si rivolsero ad Enki per trovare aiuto, ma quest'ultimo, colui che imbrigliò Abzu nei canali d'irrigazione, rifiuta questa seconda richiesta di aiuto. Gli dei cercano aiuto ovunque ed il patriarca Enlil, loro padre e dio del Nippur, promette di sconfiggere Tiamat e salvare il mondo, a patto che venga incoronato re degli dei. Nel racconto babilonese, il ruolo di Enlil viene assunto da Marduk, il figlio di Enki, e nella versione assira viene assunto da Asshur. Così Tiamat viene sconfitta da Enlil con "le frecce del suo vento" lanciate giù attraverso la sua gola.

Ricostruendo il paradiso con un arco proveniente dalla sua costola, Enlil pone la sua coda nel cielo come la Via Lattea, e dalle sue lacrime nasce la sorgente del Tigri e dell'Eufrate. Ma esiste ancora un problema, chi si prenderà cura del cosmo?. Enki, che sarebbe potuto andare in loro aiuto, giace in un sonno profondo, e non gli è possibile udire il loro lamento. Sua madre Nammu (creatrice anche di Abzu e Tiamat) porta le lacrime degli dei ad Enki e dice:

« O figlio mio, svegliati dal mio letto, dal mio sonno, fai ciò che è saggio,
Modella i servi per gli Dei, affinché possano produrne il loro (pane?). »


Così Enki consiglia di creare i servi degli dei, l'umanità, fatti di sangue e argilla. Questo racconto è simile alla creazione di Adamo nel Corano, dove viene raccontato come l'umanità fosse stata creata dall'argilla e un grumo di sangue (mestruale?). Era desiderio di Enki mantenere in vita Kingu (primogenito di Tiamat), ma gli Igigi decisero comunque di ucciderlo, convincendo infine Enki ad usarne il sangue per creare il primo uomo. Così Enki creò il primo uomo, il primo dei sette saggi o Abgallu (*Ab = acqua, *Gal=grande, *Lu= Uomo), conosciuto anche come Adapa, con cui ha sempre mantenuto una stretta amicizia. Enki raccoglie a sé un gruppo di divinità per aiutarlo nella sua opera, i quali vennero chiamati i buoni e principeschi modellatori. Così racconta a sua madre:

« O madre, le creature il cui nome tu hai pronunciato, esistono,
Legati agli dei essi saranno;
Miscuglio dal cuore di argilla che proviene da oltre gli Abissi (Il tempio di Enki, E'Abzu),
I buoni e principeschi modellatori addenseranno l'argilla
Tu, porterai i loro arti nell'esistenza;
Ninmah (la Dea Madre della terra) (Ninhursag, sua moglie e consorte) lavorerà su di te
(Nintu?) (divinità della nascita) staranno con i loro modellatori;
O madre mia, sarai tu a decretarne il fato. »


Adapa, il primo uomo ad essere modellato, in seguito si reca ad Eridu ricoprendo il ruolo di consigliere del re, quando nella Lista dei Re, il Me del potere sovrano discende da Eridu. Samuel Noah Kramer ritiene che i miti di Enki riguardanti i confinamenti di Abzu, siano di origine più antica della lotta tra Enki e il Drago Kur (l'oltretomba).

Confusione delle lingue

Nel racconto epico sumero intitolato Enmerkar e il Signore di Aratta, in un discorso di Enmerkar, si narra come un tempo la lingua fosse una, ma poi divennero molte. La traduzione della tavoletta ad opera di Kramer racconta l’evento:
« Una volta non c’erano serpenti, non c’erano scorpioni,
Non c’erano le iene, non c’erano i leoni,
Non c’erano cani selvaggi, nessun lupo,
Non c’era paura, nessun terrore,
L’uomo non aveva rivali.
In questi giorni, le terre di Subur e Hamazi,
Le lingue sumere unite in armonia, le grandi terre dei decreti dei principi,
Uri, la terra di cui tutto era appropriato,
La terra di Martu, riposava in sicurezza,
L’intero universo, le persone all’unisono
Per Enlil in una lingua sola. (Allora) Enki, il Signore dell’Abbondanza (di cui) i comandi sono fidati Il Signore della Saggenza, che comprende la terra,
Il signore degli dei,
Dotato di saggezza, il Signore di Eridu
Cambiò la lingua nelle loro bocche, ha portato discordia in essa Nella parlata dell’uomo che fino ad ora era una. »

Anche nella Bibbia, nel libro della Genesi: 11,1-9, c'è un racconto eziologico per spiegare la formazione di lingue diverse. Gli uomini avrebbero voluto costruire una enorme torre col solo scopo di diventare famosi, ma Dio punì la loro vanità facendogli scomparire la concordia di intenti e di linguaggio. Il mito biblico insegna che l'egocentrismo impedisce la sopravvivenza di qualsiasi comunità.


Enki e il Diluvio

Secondo la mitologia sumera, Enki aiutò l’umanità a sopravvivere al diluvio che fu scagliato sul mondo con lo scopo di distruggere l’uomo. Nella più recente Leggenda di Atrahasis, Enlil, il re degli dei e fratello di Enki, dispone di distruggere l’umanità, infastidito dall’incessante rumore che essi provocano, offensivo per le sue orecchie. Successivamente invia Siccità, Carestia e Piaga per eliminarla, ma Enki ostacola i piani del fratellastro insegnando ad Atraḫasis (per i babilonesi Utanapishtim) i segreti dell’irrigazione, dei granai e della medicina. L’umanità ricomincia a proliferare una quarta volta. Infuriato, Enlil, convoca in concilio gli Dei e strappa loro la promessa di non rivelare all’umanità i suoi piani sul loro totale annientamento. Enki non racconta di questa decisione ad Atrahasis, ma segretamente lo istruisce su come costruire una sorta di barca per la sua famiglia, o di come portarlo nel paradiso all’interno di una barca magica. Dopo sette giorni di Diluvio, Atrahasis libera in cielo una rondine, un corvo ed una colomba, nel tentativo di scoprire se le acque si sono ritirate in qualche luogo. Sul ponte della sua imbarcazione viene compiuto un sacrificio per gli dei che viene da essi apprezzato. Ma Enlil è arrabbiato poiché i suoi piani sono stati nuovamente vanificati, ed Enki viene indicato come il colpevole. Come il dio di ciò che noi chiameremmo ecologia, Enki spiega ad Enlil come sia ingiusto punire l’incolpevole Atrahasis per i peccati dei suoi compagni, e promette che gli dei non elimineranno l’umanità se praticheranno il controllo delle nascite e vivranno nel rispetto della natura utilizzando solo i mezzi che essa fornisce loro. La minaccia/promessa è stata fatta, se però gli esseri umani non adempieranno al loro compito e non manterranno fede al patto, gli dei saranno liberi di devastare la terra ancora una volta. Questo sembra essere il più antico mito del medio oriente tra quelli riguardanti il Diluvio universale.
Gli studiosi della mitologia mesopotamica, ritengono che Enki/Ea abbia dato origine ad Uriel, uno degli Arcangeli della tradizione ebraica, il quale comunicò a Noè la volontà di Dio di sommergere la terra con le sue acque ed istruendolo su come costruire un'arca che lo avrebbe condotto in salvo.

Enki e Inanna


- Nei suoi collegamenti con Inanna, Enki mostra altri aspetti della sua natura non patriarcale. Il mito di Enki e Inanna, racconta la storia della giovane dea del tempio di Eanna di Uruk, della sua visita presso l’anziano dio di Eridu e di come viene intrattenuta in una festa da lui organizzata. Il dio cerca di sedurla con fiumi di birra, ma la giovane dea mantiene la sua virtù, mentre Enki lentamente si ubriaca. Generosamente egli le dona tutti i suoi doni del Me, i doni della civilizzazione. La mattina successiva, con un mal di testa dovuto alla sbornia, chiede alla suo messaggero Isimud del suo Me, ma viene informato che la notte precedente ne aveva fatto dono ad Inanna. Sconvolto per le sue azioni, invia il demone Galla a recuperarli. Inanna sfugge al suo inseguitore e giunge sana e salva alle banchine di Uruk. Enki realizza di essere stato ingannato a causa della sua tracotanza ed accetta un trattato di pace eterna con Uruk. Politicamente, questo mito sembra indicare gli eventi di un precedente periodo in cui l’autorità politica passò dalla città di Enki, Eridu, alla città di Inanna, Uruk.

- Nel mito della Discesa di Inanna agli inferi, per consolare il dolore della sorella Ereshkigal che era in lutto per la morte del marito Gugalanna (gu=toro, gal=grande, ana=cielo/paradiso), ucciso da Gilgameš ed Enkidu, decide di farle visita. Raccomanda alla sua serva Ninshubur (La signora della sera), di considerare Inanna come la stella della sera, e che se non fosse tornata entro tre giorni, di andare in cerca dell'aiuto di suo padre Anu, o di Enlil, re degli dei, o di Enki. Quando lei non ritorna, Ninshubur avvicina Anu ma si sente rispondere che sua figlia è forte abbastanza da prendersi cura di sé stessa. Enlil dice a Ninshubur che è troppo impegnato ad occuparsi del cosmo per correre in soccorso della nipote. Enki immediatamente esprime preoccupazione e invia il suo demone Galla (o Galaturra o Kurkarra), un essere asessuato creato dalla sporcizia depositata sotto le unghie degli dei, per riportare indietro la giovane dea. Questo fatto potrebbe essere all’origine dei Greco-Romani Galli, androgini sacerdoti appartenenti al terzo sesso, simili agli Indo-Americani Berdache, i quali giocarono un ruolo importante nei primi rituali religiosi.

- Nel racconto di Inanna e Shukaletuda, Enki stabilisce che Shukaleduta, il giardiniere, si prenda cura delle palme da dattero da lui create; ma egli trovando Inanna mentre dormiva sotto una di esse, la stupra durante il sonno. Una volta sveglia, la dea scoprì di essere stata violata e cercò il miscredente per punirlo. Shukaletuda cercò la protezione di Enki, che, secondo le teorie di Bottero, ne era il padre. Nel classico stile di Enki, consiglia a Shukaletuda di nascondersi nella città, dove Inanna non era in grado di trovarlo. Enki, che si ergeva sempre come il protettore di chiunque cercasse ne cercasse l'aiuto, e come colui che diede i suoi poteri ad Inanna, sfidò la giovane ed impetuosa dea a controllare la sua rabbia per poter assolvere meglio alla funzione di grande giudice. Infine, dopo aver calmato la propria rabbia, anche lei andò in cerca dell’aiuto di Enki, come portavoce dell’assemblea degli dei, degli Igigi e degli Anunnaki. Dopo aver presentato il suo caso, Enki vide che giustizia doveva essere fatta e le promise il suo aiuto, rivelandole il luogo del nascondiglio del miscredente Shukaletuda.



Rappresentazioni
Enki era considerato come il dio della vita e del riapprovvigionamento, e spesso veniva raffigurato con due flussi d’acqua provenienti dalle sue spalle, uno era il Tigri e l’altro era l’Eufrate. Accanto a lui erano raffigurati degli alberi, simboli dell’aspetto maschile e femminile della natura, entrambi possedevano l’aspetto maschile e femminile dell’Essenza della Vita, che Enki, come apparente alchimista degli dei, mescolava con maestria creando diversi esseri viventi sulla faccia della terra.
Il carattere di Enki non è quello di un dio giullare o Trickster, non ha mai imbrogliato anche se spesso viene ingannato, e non è un folle. Enki usa la sua magia per il bene degli altri quando viene chiamato ad aiutare gli dei o gli esseri umani. Enki è sempre sincero nella sua essenza mascolina. È fondamentalmente colui che risolve i problemi degli dei, e rifugge o disarma coloro che portano conflitto o morte nel mondo. È il mediatore la cui compassione e senso dell’umorismo sconfigge e disarma l’ombra del suo fratellastro, Enlil, il dio degli dei. È lo sfidante che mette alla prova i limiti di Inanna nel mito di Enki ed Inanna ed il Me ed in seguito concede graziosamente la sua sconfitta alla giovane dea dell’Amore e della Guerra, rafforzando i legami tra Eridu e la città di lei, Uruk. Così divenne colui che diede i poteri ad Inanna.

Influenza
Enki, e più tardi Ea, in alcuni casi veniva raffigurato come Adapa, come un uomo ricoperto con una pelle di pesce, e la sua rappresentazione, con lo stesso nome del suo tempio E-apsu casa delle acque profonde, il che indica decisamente la sua originale forma come dio delle acque. Attorno allo scavo dei diciotto santuari trovati sul posto, furono trovate migliaia di ossa di carpa, probabilmente consumate durante le feste in onore del dio. Il suo culto ad Eridu, risale ai più antichi periodi della storia della Mesopotamia. Non si sa nulla di preciso eccetto che il suo tempio era associato al tempio di Ninhursag, che fu chiamato Esaggila, la casa dalla testa alta (E’=casa, sag=testa, ila=alta o la dea Accade Ila), un nome condiviso con il tempio di Babilonia di Marduk, una Ziggurat (come per il tempio di Enlil a Nippur), la quale era nota come E-kur (kur= collina ), e questi incantesimi consistevano in riti cerimoniali dove l’acqua ricopriva il suo ruolo prevalente come elemento sacro, formando una parte caratteristica del suo culto. Tale culto sembra anche coinvolto nella poesia epica del hieros gamos o matrimonio sacro di Enki e Ninhursag, il quale sembra un mito eziologico della fertilizzazione della terra arida dall’arrivo delle acque d’irrigazione (dal sumero a, ab, acqua o sperma). Nelle prime iscrizioni di Urukagina si va così lontano da suggerire che la coppia divina, Enki e Ninki, fossero i progenitori delle sette coppie divine, includendo Enki come divinità di Eridu, Enlil di Nippur, e Su'em (o Sin) di Ur, dove loro stessi erano i figli di An (cielo, paradiso) e di Ki (terra). La fontana di Abzu dinanzi al suo tempio, fu adottata anche nel tempio di Nanna (in accadico Sin), la Luna a Ur, e tale credenza si diffuse attraverso tutto il Medio Oriente. Si ritiene che queste usanze possano aver dato origine all'uso delle fontane nelle Moschee e all’acqua santa nelle chiese cristiane.
 Che Eridu abbia giocato un ruolo importante negli affari politici sumeri, non è certo, tuttavia l’ipotesi non è improbabile. Tutti gli importanti eventi riguardanti Ea, come nel caso di Nippur, hanno portato Eridu al ruolo di città sacra, ruolo mantenuto per lungo tempo anche dopo che la città perse il suo ruolo di centro politico. I miti in cui la figura di Ea ha un ruolo di primo piano, sono stati trovati nella biblioteca di Assurbanipal, e nell’archivio Ittita di Hattusas in Anatolia. Come Ea, Enki esercità un’ampia influenza all’infuori dei territori sumeri, venendo identificato con El (nome Dio ebraico)(ad Ugarit) e forse Yah (ad Ebla) e nella religione di Canaan con Elohim. Lo ritroviamo anche nella mitologia hurrita ed ittita, come divinità della contrattazione, e particolarmente propizio nei confronti dell’umanità. Tra i Semiti Occidentali si ritiene che Ea fosse equiparato al termine hyy (vita) con riferimento alle acque di Enki come donatrici di vita. Enki/Ea è essenzialmente il dio della civilizzazione, saggezza e cultura. Era anche il creatore e protettore dell’uomo, e del mondo in generale. Le prime tracce di quanto è stato precedentemente detto, appaiono nell’epico racconto di Marduk, il quale celebra i risultati della divinità e la sua stretta connessione tra il culto di Ea ad Eridu e quello di Marduk. La correlazione tra i due nasce da due altre importanti connessioni: (1) il nome del santuario di Marduk a Babilonia presenta lo stesso nome, Esaggila, che ha il tempio di Eridu di Enki e (2) Marduk viene generalmente individuato come il figlio di Ea, i cui poteri derivano dalla volontaria abdicazione del padre in favore del figlio. In accordo a quanto detto, le preghiere/incantesimi originariamente composti per il culto di Ea, furono riscritti dai sacerdoti di Babilonia ed adottate dai fedeli di Marduk, e allo stesso modo gli inni del tradimento di Marduk trovano traccia nel trasferimento degli attributi originariamente appartenenti a Ea nei confronti di Marduk.
È come terza figura della triade (gli altri due membri erano Anu ed Enlil) che Ea acquisisce il suo permanente e duraturo posto nel pantheon divino. Gli venne assegnato il controllo delle acque, ed in base a questa funzione egli divenne shar apsi, re di Apsu o delle profondità. L’Apsu veniva raffigurato come l’abisso delle acque situate al di sotto della terra, ed essendo il luogo in cui venivano radunati i morti, conosciuto anche come Aralu e situato nei pressi del confine di Apsu, fu designato come En-Ki, ovvero il signore di ciò che è al di sotto, in contrasto con Anu, il quale era il signore di ciò che era sopra o del paradiso. Il culto di Ea si estende a Babilonia e a tutta l’Assiria. Troviamo templi e santuari eretti in suo onore a Nippur, Girsu, Ur, Babilonia, Sippar e Ninive e numerosi epiteti a lui assegnati in base alla forma divina con cui appare, allo stesso modo testimone della popolarità di cui ha goduto attraverso l’intera storia dell’epoca Assiro-Babilonese. La consorte di Ea, conosciuta come Ninhursag, Ki, Uriash Damkina, la signora di ciò che è al di sotto, anche nota come Damagalnunna, signora delle grandi acque, originariamente era alla pari di Ea, ma in epoca Assira e neo-babilonese contraddistinta da un maggiore visione patriarcale, gioca una parte semplicemente associativa al suo signore. In generale, tuttavia, Enki sembra riflettere un’epoca pre-patriarcale, in cui le relazioni tra i sessi erano caratterizzate da una situazione di parità tra i sessi. Nella sua figura, Enki preferisce la persuasione al conflitto, che cerca di evitare per quanto gli è possibile.

 Pescecapra



TRIADE COSMICA 
 

Fonti
www.wikipedia.org
http://oracc.museum.upenn.edu
http://www.mesopotamia.co.uk/gods/explore/ellil.html