domenica 14 settembre 2014
Il percorso
Si è sulla spiaggia, davanti al mare. Si ha la scelta di entrare in acqua, di restare immobili e di andarsene. C'è chi se ne va e forse tornerà o forse no, chi è fermo, in bilico e infine c'è chi entra e inizia pian piano a muoversi. Si arriva ad un punto in cui l'acqua è troppo alta, si inizia a nuotare e ci si tuffa, ci si muove sempre avanti, tra i pesci e le meduse. Si arriva alla secca, un momento di riposo, di pazienza, per recuperare il fiato. Ci si sente pronti e si rinizia a nuotare, ci si immerge, solitari, soli solo con qualche aiuto da qualche pesce ma ci sono sempre degli antagonisti pronti a morderci e pizzicarci. Siamo vicini agli scogli, tocchiamo il primo scoglio, facciamo un respisro di sollievo ma è adesso che si deve avere forza di salirci sopra. Con tutto ciò che si può, ci si prova e riprova fino ad arrendersi o a riuscirci. Saliti prendiamo del fiato per andare su un sentiero più ripido. Iniziamo a camminare sugli scogli, pieno di granchi, chi amichevole chi no. Se si è troppo insicuri si sarà attaccati, se si è troppo inconscienti si cadrà. Ci si ferisce per gli scogli appuntiti, si rischia di scivolare ma ci si riesce a riprendere se si è abbastanza forti oppure si cade e si cerca di risalire. Dopo diverse fasi si arriva alla fine, all'ultimo di quella catena di scogli. Ci si ferma un attimo ad ammirare cosa abbiamo passato, le feriti che abbiamo acquisito, quello che abbiamo imparato. Ci si ributta in acqua che sembra più difficile da solcare di prima. Si nuota e si nuota a fatica fino ad arrivare alla secca per riposarsi. Ci si rimette in marcia fino ad arrivare nuovamente al punto di partenza, con il fisico stanco e ferito, ma con con uno spirito forte ed un'esperienza che ci permette di capire molto. Dove siamo partiti siamo tornati, alla fine torniamo tutti nel punto di partenza da dove siamo nati con la morte.
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